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09.07.11

Repubblica Genova Lo psicologo: chi ha subito violenze ha ancora oggi paura dello Stato

Lo psicologo: chi ha subito violenze ha ancora oggi paura dello Stato
Adriano Zamperini a Tursi nella "Settimana dei diritti"
La storia
Docente a Padova ha raccolto le testimonianze di chi quei giorni li ha vissuti e subiti
"A San Martino c´è un medico che sette anni dopo non riusciva a curare i poliziotti"
WANDA VALLI

E´ un medico, lavora al Pronto Soccorso del San Martino, adesso come dieci anni fa, nei giorni del G8. Allora fu uno dei sanitari che si opposero ai poliziotti che, per ordine dei loro superiori, volevano portare ragazzi e ragazze feriti, in carcere o a Bolzaneto. Lui e gli altri, medici e infermieri del Pronto Soccorso, si opposero, con coraggio e per "giustizia". Il G8 sul quel medico ha lasciato una traccia: fino a sette, otto anni dopo, ha ammesso, non riusciva a curare poliziotti, e chiedeva a qualche collega di sostituirlo, perché, ogni volta, il flash back dei giorni che sconvolsero Genova, gli faceva temere di non essere all´altezza della sua professionalità, su chi aveva vissuto come un avversario da fermare. La sua è una delle tante storie esaminate nel lavoro di ricerca e di analisi, durato dieci anni, su chi ha vissuto, da vittima o da spettatore, da migrante o da cittadino, i tragici giorni di luglio di dieci anni fa. E sulle conseguenze, come persona e come cittadino, sul rapporto con le istituzioni, che il medico e gli altri, faticano a superare. O a riequilibrare. Un lavoro che Adriano Zamperini, docente di psicologia sociale a Padova e Maria Luisa Menegatto, hanno sintetizzato in un libro "Cittadinanza ferita e trauma psicopolitico". Lo presenteranno, in prima nazionale, oggi alle 11 a Palazzo Tursi, nell´evento che apre questa giornata di "Genova città dei diritti".
Sono stati tanti i diritti negati e calpestati, a Genova, all´ex caserma di Bolzaneto e alla scuola Diaz, con botte e minacce, e poi per le strade, nelle piazze, con conseguenze che, ancora oggi, opprimono il cuore e l´anima, di tante vittime. Loro, dieci anni dopo, convivono, spiega Zamperini «con una devastante crisi di fiducia, perché la sofferenza prosegue». Giovani e meno giovani si sentono cittadini di serie B, non più in grado di far valere le loro ragioni più evidenti, i diritti più elementari. Adriano Zamperini rievoca le tappe di un lungo lavoro, durato cinque anni. E´ incominciato subito, a G8 appena concluso, per raccogliere quelle che definisce «testimonianze dirette», vale a dire «i pareri che i manifestanti si sono scambiati subito tra loro subito dopo i fatti», e altre voci dalla città «i genovesi che avevano assistito a alcuni episodi». In totale sono 300 spot su quei giorni, dal 19 al 22 luglio del 2001. Ma, spiega lo studioso, tutto si è interrotto con l´11 settembre e l´attacco alle Torri Gemelle, «che trascina via il resto, spazza lo scenario mondiale dalle altre vicende». Così cala «un mantello di silenzio sul G8, squarciato in realtà solo dai processi».
Nell´aula di Palazzo di Giustizia di Genova Adriano Zamperini e Maria Luisa Menegatto c´erano, e lì hanno dato corpo alla ricerca. Zamperini: «Abbiamo registrato le udienze dei processi per la Diaz e per Bolzaneto e le abbiamo analizzate come psicologi sociali, perché hanno mostrato tanta sofferenza celata, nascosta». Il primo dato della ricerca, del resto, segnala «un profilo di sofferenza che attraversa tutti, diventa una condizione generale». E´ quello che loro chiamano " trauma psicopolitico» perché la sofferenza «si paga a livello di individuo, ma coinvolge il suo essere un cittadino». Nelle udienze, loro hanno ascoltato testimonianze di italiani e stranieri, hanno approfondito i primi 300 flash già raccolti. Per evitare, spiega Zamperini, che «la soggettività dei racconti» alterasse gli elementi di studio. I processi, in questo, sono stati importanti, sono diventati, così li definisce Zamperini: «libri di memoria», un´occasione importante «per raccontare la propria storia di fronte a chi, avvocati e giudici, poteva ribattere e mettere alla prova i protagonisti». Esistono traumi che più di altri hanno scavato menti e cuori? «Il trauma più grave in assoluto è la crisi di fiducia, un danno devastante del G8 è che la sofferenza prosegue ancora e si riverbera sulla vita quotidiana». Nel libro si raccontano le vicende di persone che non riescono più a far valere «i loro diritti minimi». Nemmeno nei casi più banali, quando, per fare un esempio minimo, «si viene tamponati e si ha ragione». Neppure in quel caso chi soffre di crisi di fiducia, riesce a imporre le proprie ragioni, preferisce tacere e far finire tutto in fretta: «Hanno sofferto quello che hanno sofferto e credono di non essere più creduti: a loro è stato tolto il concetto di cittadinanza e, sul piano personale, hanno "perso" molta autostima, la consapevolezza di sé». Una sezione è stata dedicata ai conflitti suscitati dalle commemorazioni, da piazza Alimonda, alla scuola Diaz, all´ex caserma di Bolzaneto. E poi i due psicologi hanno valutato le reazioni di 100 manifestanti dieci anni dopo, per cercare di capire come vivono il rapporto con le forze di polizia che, nel G8, avevano considerato nemiche. Adriano Zamperini conferma: «Esiste ancora una forte rabbia, ma non distruttiva, se mai di indignazione, politica e verso lo Stato. Le vittime stanno aspettando una parola, un segnale perché l´altro grande problema è che è mancato il riconoscimento di chi aveva sbagliato». Aspettano, le vittime, in nome di uno Stato "giusto". Anche con loro.

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