03.03.07
"C'e' ancora l´odore del sangue" giudici e vittime a Bolzaneto
Repubblica Genova
Ieri mattina sopralluogo alla "caserma degli orrori" del G8, un´ispezione
lunga tre ore
"C'e' ancora l´odore del sangue" giudici e vittime a Bolzaneto
"Stanze minime, impossibile non accorgersi"
Francesco aveva 16 anni: "Hanno voluto cambiare l´ordine delle stanze"
STEFANO ORIGONE
Ora al posto dell´ufficio della Digos c'e' una cappella. L´infermeria e' una
palestra. Le celle, magazzini. Il corridoio e' stato accorciato, le porte
spostate. Il bianco della vernice sui muri illumina, ma non cancella la
storia di quei giorni. "Si respira ancora l´odore del sangue, si possono
avvertire ancora le grida". Francesco D., oggi, ha ventidue anni. Ne aveva
sedici quando l´hanno arrestato, portandolo per tre ore nella caserma dei
massacri del G8. Ieri mattina era lì, a Bolzaneto. Difeso dall´avvocato
Massimo Auditore, Francesco racconta al cronista tutte le sensazioni che
ha provato davanti ai giudici durante un sopralluogo nella caserma. E´
quello che tecnicamente viene definito "esame dello stato dei luoghi". Si
e' trattato di una vera e propria udienza alla quale, oltre al presidente
del tribunale Renato Delucchi ed ai giudici Luisa Carta ed Elena Minici,
hanno presenziato i pm Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruzziello e
vari avvocati di parte civile e della difesa, tra cui Sara Busoli e
Antonio Lerici, che difende quattro ragazzi francesi (una e' la ragazza
arrestata per essere entrata nella zona rossa). Erano presenti un´altra
parte lesa, Annajulia Kutschkau, arrivata da Berlino e assistita
dall´avvocato Riccardo Passeggi, e un imputato, un ufficiale del servizio
traduzioni di Roma. La costruzione, evidentemente, e' la stessa, ma,
dentro, le modifiche sono state notevoli. Il sopralluogo di ieri ha
riguardato la palazzina dove sono situate le celle. Poi, sono stati
visionati il piazzale, l´ingresso della mensa e le grate dall´esterno.
«Abbiamo visto da fuori il locale adiacente a quello delle celle dove
venivano portati gli arrestati per i rilievi segnaletici e le foto -
spiega l´avvocato Lerici - Poi abbiamo visitato ampiamente e capillarmente
il padiglione dove si è svolto il tutto: l´infermeria, l´ufficio della
Digos, i gabinetti e le celle. Dove c´erano l´infermeria e i bagni, hanno
abbattuto i muri e hanno creato una palestra». Giudici, magistrati,
avvocati, parti lese e imputato, hanno percorso il corridoio delle celle.
«È come un carcere, un ambiente angusto: si ha l´impressione di essere in
balìa degli eventi. Abbiamo avuto la conferma, fisica, di quello che tanti
difensori e imputati hanno sostenuto in tutte queste udienze: il
poliziotto singolo non poteva non accorgersi di quello che accadeva, solo
perché si occupava del suo lavoro. e' assurdo pensarlo: sono locali larghi
appena due metri e quaranta, si vedeva tutto». Francesco ha riconosciuto
la cella dove è stato rinchiuso tre ore. «L´impressione e' che c´e' stata la
"tendenza" a cambiare i luoghi - spiega Francesco - : per esempio, la
nove, la mia, ora è un magazzino. Quel corridoio infinito non c'e'¨ piu', lo
hanno spezzettato. Il magazzino dove venivano riposti gli effetti
personali esiste ancora, ma hanno chiuso una porta e aperto delle altre,
per far filtrare più luce. Ma la sostanza, purtroppo, non cambia di una
virgola».