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05.07.08

corriere G8, il pm: «Diaz, è stato un massacro»


http://www.corriere.it/cronache/08_luglio_04/processo_diaz_requisitoria_pm_massacro_13ad0390-49b0-11dd-9284-00144f02aabc.shtml

G8, il pm: «Diaz, è stato un massacro»
Cardona Albini: «Ha accomunato le 93 vittime, di varie nazionalità, che
prima neppure si conoscevano»
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GENOVA - «È stato un massacro». Così il pm Francesco Cardona Albini ha
definito l'irruzione della polizia nella scuola Diaz durante il G8 del
2001 a Genova, all'inizio della sua requisitoria nel processo che si tiene
nell'aula bunker del tribunale e che vede imputati 29 poliziotti, tra cui
dirigenti e alti vertici. «Ed è stato questo massacro e non certo il reato
associativo contestato dalla polizia, ad accomunare le 93 vittime di
questo processo, di varie nazionalità, che prima neppure si conoscevano»
ha sottolineato. Il pm ha parlato poi dello sfondamento dei cancelli delle
scuole da parte dei poliziotti, ripreso da telecamere poste sul tetto
della scuola adiacente Pascoli da parte di cineoperatori che si trovavano
al centro stampa. Il magistrato ha raccontato che il primo poliziotto a
sfondare la porta è stato un agente del settimo Nucleo sperimentale di
Roma, riconoscibile dalla divisa blu e dalla foggia del casco. Il pm
prosegue nella sua requisitoria raccontando i pestaggi subiti dai 'no
global' dentro l'edificio.

Un arrestato dopo la perquisizione della polizia nella scuola Diaz
(Reuters)

RISCHIO STOP - La prima parte della requisitoria, del pm Enrico Zucca, è
stata fatta giovedì. Nonostante il processo rischi lo stop, se venisse
approvato dalla Camera l'emendamento al decreto sicurezza, l'intervento è
iniziato senza alcuna eccezione da parte dei difensori. Secondo fonti
giudiziarie, inoltre, la contestazione ad alcuni imputati del reato di
porto d'armi da guerra (le bottiglie molotov) consente la prosecuzione del
processo perché prevede pene maggiori, salvo stralciare la posizione degli
stessi. Un reato, quello di porto di armi da guerra, che riguarda solo il
vicequestore Pietro Troiani e l'autista Michele Burgio che secondo
l'accusa portarono le due molotov dentro la scuola come «falsa prova» a
carico dei 93 no global arrestati. Il 10 luglio i pm formuleranno le
richieste di condanna. Secondo l'eurodeputato Vittorio Agnoletto,
portavoce del Genoa Social Forum ai tempi del G8, «è fondamentale che il
processo sulle violenze alla Diaz si concluda e non venga sospeso a causa
della salva premier. Al tempo il governo Berlusconi fu complice delle
violenze e oggi cerca di bloccare il processo».


«CHIEDIAMO RIGORE» - Nella requisitoria il pm Zucca ha citato il giudice
inglese Lord Denning, raccontando che bloccò una causa civile contro dei
poliziotti «perché se fosse stato vero quello che dicevano le parti lese,
condannate per un attentato a Birmingham, avrebbe voluto dire che i
poliziotti si sarebbero resi responsabili di falsa testimonianza, di
minacce e violenza e che le condanne erano sbagliate». Undici anni dopo
però riconobbe l'errore. «Noi riteniamo di aver usato prudenza nelle
indagini, ma ora chiediamo alla giustizia rigore. Invochiamo ordine e
legge per il rispetto delle persone e dei diritti - ha detto Zucca -. Il
G8 nel suo complesso è stato messo fuori da questo processo perché ci
siamo dovuti concentrare sui fatti». Il pm ha quindi citato il prefetto
Ansoino Andreassi, responsabile del G8 a Genova fino all'arrivo del
prefetto Arnaldo La Barbera, il quale nella sua deposizione spiegò che
all'origine della perquisizione nella scuola Diaz vi fu la ricerca da
parte delle forze dell'ordine del riscatto del loro operato e della loro
immagine offuscata dai disordini e dalla morte di Carlo Giuliani.
Andreassi inoltre rivelò che l'azione fu decisa dai vertici presenti a
Genova. Il pm ha poi contestato che ci sia stata una sassaiola da parte
degli occupanti la scuola Diaz contro una pattuglia della polizia.
Sassaiola che è stato il motivo addotto dai vertici della polizia per
decidere l'irruzione nella scuola che sfociò nella «macelleria messicana»
e nell'arresto di 93 manifestanti.

GIORNALISTA PICCHIATO - Il pm ha ricostruito poi cosa avvenne fuori della
scuola prima dell'irruzione: giovani picchiati a manganellate perché
tentarono di fuggire all'arrivo della polizia. Tra questi il giornalista
inglese Mark Cowell che solo un poliziotto riuscì a salvare. «Mi sembrava
- ha riferito Cowell, presente in aula - di essere un pallone a cui ognuno
voleva dare un calcio». Il giornalista riconobbe anche dei carabinieri
presenti davanti alla scuola prima dell'arrivo della polizia. Cowell
riportò la rottura della mascella e di tutti i denti. «La sera del 21
luglio in via Cesare Battisti e nelle vie limitrofe alla scuola - ha
aggiunto il pm - non vigeva neppure il codice penale». Tra i 29 imputati
figurano alti vertici della polizia quali Francesco Gratteri e Giovanni
Luperi, all'epoca rispettivamente direttore dello Sco e vice direttore
dell'Ucigos, e Gilberto Caldarozzi, vice direttore Sco, Spartaco Mortola,
capo della Digos di Genova, Vincenzo Canterini, comandante del VII Nucleo
sperimentale del I Reparto Mobile di Roma. Tra il pubblico era presente
Heidi Giuliani, madre del ragazzo morto in piazza Alimonda.

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