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06.04.06

Il Manifesto: Gratteri alla Diaz durante il pestaggio

il manifesto
6.4.06
Gratteri alla Diaz durante il pestaggio
Tradito dal vestito Una teste riconosce quell'uomo vestito in modo elegante. Da ieri osservatori internazionali nella aule genovesi
SIMONE PIERANNI
GENOVA
Il video scorre sui tre schermi presenti nell'aula bunker genovese. Il teste, un ragazzo tedesco, classe 1975, mediattivista, indica una persona precisa: un uomo alto, in completo scuro, camicia chiara, cravatta, barba, casco. Si distingue tra un buon numero di poliziotti con i caschi, all'entrata della scuola Diaz. Quell'uomo è Francesco Gratteri, imputato e all'epoca dei fatti dirigente superiore e capo dello Sco, poi capo dell'antiterrorismo e oggi questore a Bari. Il teste lo riconosce perché poco prima aveva ricordato i pestaggi all'interno della Diaz.
I poliziotti picchiavano con una foga imprevedibile, gratuita e «agitata» e D.M. tra manganellate, calci, sputi e insulti che subisce da tre poliziotti diversi, riesce comunque a guardarsi intorno. Mentre le violenze sono ancora in corso ricorda l'entrata di due persone in borghese, con il casco. Ne nota uno in particolare, quello con la barba, vestito elegante: «Dava ordini, camminava lentamente, diceva poche parole, fredde, precise, come fosse abituato a certe situazioni». Gratteri dunque - che nelle dichiarazioni ai pm aveva sempre escluso un suo ruolo di comando nell'operazione e soprattutto aveva escluso di essere entrato nella Diaz durante i pestaggi - è invece presente nella palestra durante le violenze e anzi, nel ricordo del teste odierno, è proprio lui che - in una fase successiva - «prende per il braccio un poliziotto che stava picchiando una persona».
Da quel momento l'intensità delle violenze cala e parte la fase della perquisizione. Per Gratteri, ritratto nel video mostrato in aula vicino a Giovanni Luperi - altro imputato dei 29 tra dirigenti, funzionari e agenti rinviati a giudizio per lesioni, abuso d'ufficio, falso e calunnia e all'epoca dei fatti dirigente superiore e vice direttore dell'Ucigos - è il secondo riconoscimento in aula, in un momento del processo in cui cominciano a delinearsi altri dettagli, specie riguardo alle fasi della «perquisizione».
«I poliziotti svuotavano gli zaini - ha detto in aula una teste spagnola - e ammassavano gli indumenti neri da un lato e quelle che ritenevano 'armi' poco vicino». E ancora: «Tolsero dal retro di uno zaino le listarelle di ferro e le ammassarono insieme al resto del materiale sequestrato». Alcuni testi odierni - tra i quali anche una signora spagnola, che vive in Germania dal '61 a causa della dittatura franchista in Spagna, presente a Genova nel 2001 e picchiata alla Diaz - hanno inoltre partecipato alla conferenza stampa che si è tenuta in mattinata nel tribunale ligure. Da ieri infatti è partita ufficialmente l'attività degli «Osservatori internazionali" - un'iniziativa del comitato verità e giustizia per Genova, insieme al comitato piazza Carlo Giuliani - che prevede la presenza alle udienze di personalità del mondo politico, associazionistico e culturale italiano ed europeo, come organo di verifica e comunicazione su quanto accade nelle aule genovesi.

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