Home Page

14.03.07

Lavoro repubblica: G8, il j´accuse di Giordano "Scajola non si rendeva conto..."

La deposizione del leader di Rifondazione. La replica: "I partiti non dovevano sfilare con i no global"
G8, il j´accuse di Giordano "Scajola non si rendeva conto..."

Cariche ingiustificate, lacrimogeni, a quel punto fu impossibile evitare il peggio"


«Ho avuto la sensazione che il ministro dell´Interno, Claudio Scajola, non avesse l´esatta dimensione di quello che stava accadendo». L´onorevole Franco Giordano, segretario di Rifondazione Comunista, ricorda in aula quelle due sciagurate giornate genovesi di luglio. Il luglio del G8, sei anni fa. Quel pomeriggio della marcia di protesta no-global contro la Zona Rossa, le cariche «ingiustificate» delle forze dell´ordine, la morte di Carlo Giuliani, e ancora gli attacchi del giorno dopo in corso Italia contro i pacifisti inermi, il terrore, le bugie di chi doveva garantire l´ordine pubblico. E l´incertezza dell´allora ministro dell´Interno. Giordano ieri mattina ha deposto, in qualità di testimone, nel corso del processo che vede imputate 29 persone accusate di aver partecipato alla devastazione e al saccheggio della città durante i disordini legati al vertice internazionale del 2001. Rievocando quei giorni, ha ricordato di aver partecipato al corteo di venerdì 20 luglio e che all´inizio era tutto abbastanza tranquillo. «Ricevetti una telefonata dal ministro Scajola mentre ero in via Tolemaide, dove erano concentrati i giovani. Mi chiese chi fossero i soggetti vestiti di nero, una quindicina, che osservava sui monitor ma io non li vedevo». Giordano era insieme ad altri parlamentari come Graziella Mascia e Giuliano Pisapia. «Dovevamo arrivare verso la Zona Rossa e trattare con le forze dell´ordine. Non ci siamo riusciti perché siamo stati caricati. Sono stati sparati lacrimogeni particolarmente urticanti. Vi fu una carica che scompaginò il corteo senza che i manifestanti avessero fatto nulla per giustificarla. Il corteo si sperse per le vie laterali: ci fu panico e molto pericolo». Sabato 21, giorno conclusivo della manifestazione, il grande corteo dei pacifisti. «Mi trovavo con un gruppo della Fiom e dei giovani cattolici. Le forze dell´ordine caricarono il corteo dove c´erano ragazzi di 14-15 anni. Essendo l´unico parlamentare feci vedere il cartellino ma un poliziotto mi diede una manganellata sul braccio. Scesi verso il mare, da corso Italia, con altri 200-250 manifestanti. Ci inseguirono con candelotti lacrimogeni fino sulla spiaggia». Giordano ha poi detto di essere risalito e di aver telefonato al questore Francesco Colucci dicendo che doveva mettersi in contatto con i manifestanti romani, ma la polizia glielo impediva con un blocco. Secondo il questore, non c´era alcun blocco. «Accompagnai i manifestanti alla stazione Brignole per prendere il treno. Li colpirono anche con lacrimogeni sparati dalla caserma dei carabinieri».
Claudio Scajola ha commentato le dichiarazioni dell´onorevole di Rifondazione. «Ha ragione Giordano, quando ricorda che era stato fatto tutto il possibile, attraverso incontri e rapporti con ogni parte in causa, per evitare problemi durante le manifestazioni. Se i partiti istituzionali avessero deciso di seguire il mio consiglio di non sfilare insieme ai no-global, avrebbero contribuito alla migliore gestione dell´ordine pubblico da parte delle forze dell´ordine, grazie alla più facile identificazione dei manifestanti pacifici e di quelli più violenti».
(m. cal.)

.
.