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29.09.07

Lavoro repubblica "Ma a Bolzaneto io ho visto solo dare una ginocchiata"

Lavoro Repubblica

G8: la deposizione molto ermetica di un ispettore della polizia
penitenziaria
"Ma a Bolzaneto io ho visto solo dare una ginocchiata"
Nessuna conferma dal teste sulle violenze commesse contro i detenuti
MASSIMO CALANDRI
RISPETTANDO un copione purtroppo scontato, un altro pubblico ufficiale
imputato per i fatti del G8 ha offerto un sorprendente ricordo di quei
giorni genovesi. Interrogato in aula per i soprusi e le violenze nella
caserma di Bolzaneto, l´ispettore della polizia penitenziaria Antonio
Biagio Gugliotta ha in sostanza giurato di non aver visto nulla di strano.
Nel Centro di detenzione temporanea non ci furono episodi censurabili:
nessuna tortura, vessazione od umiliazione per i trecento fermati. Una
versione tutto sommato analoga a quella fornita nei giorni scorsi da
Alessandro Perugini, che a Bolzaneto si occupava di gestire l´arrivo dei
no-global. E a ben pensare, anche per gli imputati per l´assalto alla Diaz
tutto filò liscio: chi ha risposto lo ha fatto sottolineando di non aver
assistito personalmente a nulla di illegale, o quasi. In aula è
statisticamente dimostrata la cattiva memoria della maggioranza degli
imputati, anche se in questo caso - trattandosi di funzionari dello Stato
- ci si aspetta sempre qualcosa di meglio.
«Ero responsabile della sicurezza per quanto riguardava l´amministrazione
penitenziaria, ma solo per il mio spazio di competenza», ha precisato
Gugliotta (difeso dagli avvocati Alessandro Vaccaro e Nicola Scodnik). Uno
spazio estremamente ridotto, sostiene l´ispettore: tre metri di corridoio,
non un centimetro di più. In quelle condizioni era praticamente
impossibile essere testimoni di soprusi. Eppure, un piccolo episodio
Gugliotta se lo ricorda: «Ho visto un agente tirare una gomitata ad un
ragazzo. Mi sembra che lo abbia colpito ad una spalla. Volevo intervenire,
ma con l´agente c´era un collega: "me la sbrigo io", mi disse, con l´aria
di volerlo rimproverare». Un po´ poco, francamente, per giustificare un
processo con 47 imputati tra appartenenti alle forze dell´ordine e medici.
Però l´ispettore non ha visto nulla di strano. Anzi no. «Mi ero assentato
dalla mia stanza e quando tornai vidi che avevano spostato i tavoli e
messo delle coperte a terra. La cosa non mi piaceva, perché in quel modo
si rischiava di perdere il controllo della situazione». Ma chi ha spostato
i tavoli? E soprattutto: chi si occupava dei fermati in quelle celle che
Gugliotta non controllò mai? «Difficile dirlo, c´erano uomini del nucleo
traduzioni e del Gom: ma avevano le stesse divise, era possibile
distinguerli solo per via di un distintivo che però non tutti portavano».
L´ispettore ripete che per tutti i fermati è stata usata la procedura
standard, senza eccezioni (e tantomeno violazioni): «Il clima non era
tranquillo, tantomeno sereno. C´era confusione: quei giovani si agitavano,
si divincolavano». Nessuno aveva pensato a dare loro da mangiare e da
bere. «Mi preoccupai personalmente, recuperammo qualche pezzo di focaccia
al bar avanzato dal mattino e un po´ di bottigliette d´acqua. Ma io ero
appena arrivato, non c´entravo nulla con la organizzazione». L´ultima
precisazione è per Alfonso Sabella, il magistrato che era la più alta
carica del dipartimento dell´amministrazione penitenziaria e che non
compare tra gli imputati: «Ma lui sapeva tutto. Si è fermato a Bolzaneto
tutti i giorni, per intere ore».

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