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09.02.07

Lavoro repubblica: Violenze alla Diaz Sgalla non ricorda

lavoro repubblica

I PROCESSI DEL G8
Le amnesie del capo ufficio stampa della polizia
Violenze alla Diaz Sgalla non ricorda

Aveva detto che le ferite dei ragazzi erano "pregresse"

Sono quasi trascorsi sei anni, ma per Roberto Sgalla, allora come oggi capo ufficio stampa della polizia italiana, il tempo sembra non passare.
Ieri, infatti, è stato chiamato a sedersi sul banco dei testimoni nel processo contro i funzionari di polizia accusati della brutale irruzione nella scuola Diaz e dei falsi costrutti per giustificare l´operazione della notte più scura del G8 del 2001.
E ha riconfermato quanto sosteneva in quelle ore di terribile confusione.
Le domande che gli sono state rivolte riguardavano soprattutto il suo colloquio con i giornalisti all´esterno della Diaz, quando sostenne che i ragazzi pestati avessero in realtà «ferite pregresse».
Il vicequestore Sgalla ha spiegato che tale informazione derivava da una sua personale osservazione e quando gli si è chiesto chi fosse il funzionario che gli forniva le informazioni tecniche, lui ha sempre risposto di non ricordare, che si trattava di comunicazioni «collegiali». A causa degli anni trascorsi è stato vago anche quando doveva specificare tempi e modi: non una persona ma nemmeno dieci... non sarà stato un minuto ma nemmeno un´ora. E poi «non ricordo con precisione l´ora del mio arrivo, a sensazione di orologio direi poco dopo mezzanotte...».
Il suo collaboratore, sentito successivamente, Mario Viola, ha detto di non aver capito perché in quella conferenza stampa ufficiosa Sgalla non abbia accennato alle molotov sequestrate.
Lui, il capo ufficio stampa della Ps, ha spiegato che le molotov non erano una novità, mentre «mediaticamente le maglie nere e le tute nere» erano più rilevanti.
Quella notte, proprio questo suo interesse al vestiario, provocò il sarcastico commento di Ricky Tognazzi a Genova per filmare il G8: «E le barbe e i baffi neri dove sono?», disse il regista.
Sgalla ha poi ricordato che in primo tempo aveva pensato di far entrare gli operatori tv nella Diaz ad operazione in corso, ma temendo la presenza "invasiva" dei giornalisti aveva rinunciato.
La pubblica accusa ha sottolineato che di modi invasivi si dovrebbe piuttosto parlare per chi, all´interno della scuola, manipolò la verità introducendo prove fittizie.
(m. p.)

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