Home Page

20.05.10

Repubblica Genova G8, la giustizia alza il tiro Dopo la Diaz, si apre il processo d´appello a De Gennaro

Il ribaltamento della sentenza di primo grado apre nuovi scenari sul 2001
genovese. L´ex capo della Polizia torna davanti ai giudici
G8, la giustizia alza il tiro
Dopo la Diaz, si apre il processo d´appello a De Gennaro

DOPO la sentenza di martedì notte, l´attenzione si sposta ora su un altro
delicatissimo procedimento del G8 legato a doppio filo alla sanguinaria
irruzione nella scuola Diaz. Martedì davanti ai giudici della seconda
sezione comincia il processo d´appello per Gianni De Gennaro. L´ex capo
della polizia, oggiAggiungi un appuntamento per oggi al vertice del dipartimento delle informazioni per la
sicurezza, deve rispondere dell´accusa di istigazione al falso.

Diaz, ora rischiano i funzionari e martedì tocca a De Gennaro
L´ex capo della polizia torna a processo per istigazione al falso
La sentenza del G8
"La responsabilità è stata attribuita indistintamente a tutti, senza alcun
riguardo alle diverse posizioni"
MASSIMO CALANDRI

DOPO la sentenza di martedì notte, l´attenzione è ora tutta per un altro
delicatissimo procedimento del G8 legato doppio filo alla sanguinaria
irruzione nella scuola Diaz. Martedì davanti ai giudici della seconda
sezione (D´Angelo, Gallizia, Di Napoli) comincia il processo d´appello per
Gianni De Gennaro. L´ex capo della polizia, oggiAggiungi un appuntamento per oggi al vertice del
dipartimento delle informazioni per la sicurezza, deve rispondere
dell´accusa di istigazione al falso. Secondo la procura avrebbe indotto a
mentire Francesco Colucci, che era questore di Genova negli luglio 2001 e
che avrebbe «aggiustato» la sua testimonianza in aula per evitare di
coinvolgere in qualsiasi modo il suo superiore. In primo grado De Gennaro
era stato assolto perché «non c´erano prove sufficienti della sua
colpevolezza» - e con lui Spartaco Mortola, altro imputato che aveva
scelto il rito abbreviato - . Mentre Colucci deve ancora essere giudicato
attraverso il rito ordinario.
Vale però la pena di tornare sulla sentenza dell´altra notte,
sottolineando che la corte - presieduta da Salvatore Sinagra - ha inflitto
complessivamente 96 anni e 5 medi di reclusione a 25 dei 28 imputati. C´è
un solo assolto ed è Michele Burgio, l´agente che ricevette dal
vice-questore Pietro Troiani l´ordine di portare le due molotov
all´ingresso dell´istituto di via Cesare Battisti. L´agente si limitò a
consegnare le bottiglie incendiarie al funzionario. Poi c´è Michelangelo
Fournier, il braccio destro del capo della «Celere» Vincenzo Canterini,
quello che denunciò la «macelleria messicana»: nel processo del 2008 era
stato condannato a due anni di prigione, ma il reato è ormai prescritto. E
prescritto è anche il mese di prigione che era stato inflitto a Luigi
Fazio.
Gli avvocati degli imputati hanno preannunciato ricorso in Cassazione. Il
termine ultimo - in attesa dei 90 giorni per il deposito della motivazione
- scadrà allo scadere del prossimo ottobre, è presumibile che l´ultimo
atto di questa vicenda comincerà intorno alla fine dell´anno corrente.
Pagano tutti, perché tutti sono colpevoli. Ma pagano soprattutto quei
funzionari che nel frattempo hanno scalato i vertici del Ministero
dell´Interno. Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, rispettivamente
dirigenti dell´Aisi e dell´Antiterrorismo, sono stati entrambi condannati
a quattro anni. In primo grado erano stati assolti, così come uno dei
protagonisti della cattura di Bernardo Provenzano, quel Gilberto
Caladrozzi che dovrà scontare tre anni e otto mesi. Un pena identica a
quella degli altri colleghi che sottoscrissero il verbale d´arresto
farcito di menzogne: tra di loro c´è un genovese, Spartaco Mortola, nove
anni fa capo della Digos genovese e oggiAggiungi un appuntamento per oggi vicario a Torino. Era in corsa
per un posto da questore, è probabile che la decisione dell´altra notte
cambi - almeno per il momento - i piani suoi e del Ministero di
appartenenza. Il suo avvocato, Piergiovanni Junca, si è detto
«esterrefatto» dalla decisione del tribunale. «La responsabilità è stata
attribuita indistintamente a tutti, senza alcun riguardo alle diverse
posizioni personali. Le pene sono comunque troppo pesanti e non applicando
le attenuanti generiche si è voluto ignorare che questi uomini prima e
dopo quella vicenda hanno sempre tenuto un comportamento inattaccabile».
E´ pur vero che al conto andranno comunque sottratti tre anni di indulto,
ma tre anni e otto mesi sono tanti. Ed è la stessa pena cui è stato
condannato anche Carlo Di Sarro, attuale dirigente del commissariato di
Rapallo.

.
.