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20.05.10

Repubblica Genova Mark Cowell ha atteso la lettura del verdetto: non mi aspettavo niente, così ritrovo coraggio

Mark Cowell ha atteso la lettura del verdetto: non mi aspettavo niente,
così ritrovo coraggio
Il giornalista massacrato nella scuola "Ma ora sospendete i responsabili"
"Ho avuto otto costole rotte e un braccio fratturato. Mi picchiavano e
gridavano: sei un black bloc adesso ti uccidiamo"
COSTANTINO MALATTO

Martedì sera, dopo avere atteso per ore davanti al tribunale la sentenza
del processo d´appello per i fatti alla scuola Diaz, Mark Covell non
riusciva neppure a capacitarsi della sentenza: «Stamattina non mi
aspettavo niente - aveva detto - . È una sentenza sensazionale che
restituisce forza e coraggio a tanti italiani e stranieri che durante il
G8 hanno subito delle ingiustizie, sono stato picchiati, torturati,
imprigionati».
Covell, che all´epoca aveva 34 anni e seguiva il G8 a Genova come
giornalista per "Indymedia", sito indipendente di informazione on line, è
stata una delle vittime del pestaggio. «Sono stato colpito in tutte e tre
le cariche della polizia - racconta - Ho avuto otto costole rotte, un
braccio fratturato, i poliziotti mi hanno circondato e mi hanno usato come
un pallone da football, calci e manganellate su tutto il corpo. Io
gridavo: "Stop, stop, I´m a journalist, sono un giornalista». Uno di loro,
in inglese, mi ha urlato. "You are a black blok, we are going to kill you,
sei un black blok, ora ti uccidiamo". Lì davvero ho avuto paura di non
uscirne vivo».
Mark era svenuto, lì sul pavimento, con le ossa a pezzi, senza ricevere
soccorso. Poi, dopo molto tempo, uno dei poliziotti lo aveva trasportato
all´ospedale S. Martino, insieme ad altre vittime dei pestaggi. Era stato
sequestrato nella famigerata caserma di Bolzaneto. Infine la lunga
inchiesta, gli interrogatori, l´attesa, mentre la vita in Inghilterra non
era più la stessa, con quella fama di terrorista che lo accompagnava. E la
sentenza di primo grado, quel "teorema" che riduceva tutto a una serie
casuale di eventi, con tutte le assoluzioni eccellenti.
«La sentenza dell´altra sera - commenta Mark Covell il giorno dopo - fa
chiarezza su una delle pagine più buie della storia della polizia
italiana. Ma non basta: ora deve arrivare la sospensione dal servizio per
quei dirigenti che sono stati condannati. Ho letto le dichiarazioni di
qualche esponente del governo, sono sconcertanti. In questi anni i
dirigenti coinvolti nel pestaggio della Diaz invece di essere sospesi sono
stati promossi». Ora Covell attende più sereno, come le altre vittime del
pestaggio, il processo civile che si svolgerà a settembre e che potrebbe
portare ulteriori novità positive per loro.
Dimissioni o sospensione degli alti dirigenti coinvolti: è quello che
chiede anche il Comitato Verità e Giustizia per Genova, dopo le condanne
per la scuola Diaz. «È una questione di lealtà ai principi della
democrazia - spiega un comunicato del Comitato - , oltre che l´unico
segnale chiaro da inviare a tutti i cittadini affinché episodi del genere
non si ripetano. E attendiamo ancora le scuse da parte dei vertici dello
Stato».

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