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20.07.11

Repubblica Genova Un pomeriggio in piazza tra ricordi, voci e musica

Un pomeriggio in piazza tra ricordi, voci e musica

Oggi, il giorno del decimo anniversario dalla morte di Carlo Giuliani, il momento più coinvolgente sarà quello del pomeriggio, in piazza Alimonda: dalle 15 alle 20, organizzato da Verso Genova 2011 dal Comitato piazza Carlo Giuliani, ci sarà il ricordo di quelle ore terribili. Ma l´intenzione è quella di una iniziativa collettiva e pacifica di interventi, testimonianze e musica. Ieri, intanto, nell´Auditorium di Palazzo Rosso l´assemblea nazionale delle associazioni dei migranti e antirazziste, recuperando la testimonianza del primo giorno del G8 2001. Dai lavori, scaturisce un´intesa su alcuni punti precisi: arrivano richieste precise: chiusura dei Cie, cittadinanza, diritti di asilo e diritto di voto. L´assemblea ha anche stretti i rapporti tra le singole organizzazioni in vista del forum Mondiale di migranti, rifugiati e sfollati che si svolgerà il 18 dicembre prossimo a Dakar. «Dieci anni dopo invece della globalizzazione dei diritti c´è quella del razzismo», dice Filippo Miraglia, responsabile immigrazione per l´Arci.

"Prego per Carlo, ma non apro la chiesa"

Il nuovo parroco: "Giusto manifestare, però nessuno verrebbe a messa"

Don Monteverde da un mese è in piazza Alimonda: "La Curia mi invita alla prudenza"

WANDA VALLI

E´ arrivato nella sua nuova parrocchia, Nostra Signora del Rimedio, in piazza Alimonda, poco più di un mese fa, il 12 luglio, don Filippo Monteverde, 50 anni. La nuova sede non é una parrocchia qualunque, ma la chiesa testimone di una tragedia, la morte di Carlo Giuliani, avvenuta proprio lì, a poca distanza, il 20 luglio del 2001. Era un venerdì. Da quel giorno sulle cancellate, davanti a Nostra Signora del Rimedio, amici, manifestanti, genovesi, hanno lasciato fiori, biglietti, sciarpe, ricordi. Con il parroco di allora che ha sempre provato a toglierli, perché un luogo di culto non poteva diventare il sacrario laico di un giovane morto ammazzato durante scontri violenti. Con i ragazzi, gli amici, che tornavano a mettere fiori e ricordi. E che, ogni anno, si sono incontrati lì, davanti alle cancellate, mentre la polemica non si è mai del tutto sopita. La chiesa, durante le manifestazioni in ricordo di quel giorno è sempre rimasta chiusa. Adesso il nuovo parroco racconta come lui ha vissuto per strada il G8 e spiega che oggi la chiesa resterà chiusa, «ma solo perché nessuno verrebbe a messa» per due ore, al pomeriggio, quando ci sarà il ricordo di Carlo. Quel ragazzo per cui lui ha pregato, domenica scorsa. Don Filippo racconta che l´essere arrivato il 12 luglio alla sua nuova destinazione da Sampierdarena dove guidava le anime di Santa Maria delle Grazie, per lui è stato un po´ un ritorno a casa, visto che è nato e vissuto alla Foce. Alla fine come si comporterà? La chiesa resterà aperta o, chiuderà, come sempre è accaduto? Don Filippo ribadisce: «Terrò chiusa la parrocchia per due ore per prudenza come suggerisce la Curia, e perché certo non riuscirei a dir Messa».
Ma lui non ha voluto trascurare di parlare del G8, dei giorni terribili di Genova, dieci anni fa. Lo ha fatto dal pulpito e con le parole di un uomo di chiesa. E´ successo domenica scorsa. Don Filippo: «durante le preghiere ho ricordato l´anniversario, augurandomi che si possano vivere sempre tempi di pace». Non si è limitato a questo, il nuovo parroco della chiesa di piazza Alimonda, ha aggiunto: « il mio auspicio è che i pacifici possano manifestare per i valori in cui credono». Dunque, don Filippo lei non è contrario alle manifestazioni, quanto meno le capisce? « Il ricordo può avere un senso, certo che capisco quanto avverrà, domenica ho pregato anche per Carlo Giuliani». Ha parlato con Haidi e Giuliano Giuliani, i genitori del ragazzo? «No, ho deciso di tenere chiusa la parrocchia solo perché nessuno verrà a messa». E ancora: «Non ho timore di quanto accadrà in piazza, spero che tutto vada bene», senza sussulti di violenza che ha fatto e fa male. Una violenza che don Filippo ha incontrato anche a Sampierdarena, «l´ho vista altrove, sia pure per motivi diversi per rapine, omicidi», mai per una protesta calpestata con il sangue. Don Filippo, il G8, lo ha vissuto per strada: «ero appena stato nominato parroco, sono andato in giro, ero in zona, del resto sono nato alla Foce conosco benissimo questi posti». I suoi ricordi sono legati «a un giorno di follia, a un dramma, alla morte di un ragazzo». Non vuole isolare immagini del G8 «ho negli occhi le stesse di tutti, penso, le immagini che abbiamo visto più e più volte in televisione, le foto sui giornali». Don Filippo Monteverde rivivrà oggi quel 20 luglio di dieci anni fa con una sola speranza: «che non sia come allora, che non accada mai più nulla del genere». Lui vuole chiudere con le polemiche del passato, vuole guardare al futuro. Di pace, ripete.

Covell genovese onorario "Grazie, ma ora giustizia"

«Sono molto onorato, ritengo questo riconoscimento un privilegio e amo molto la città di Genova, tranne i poliziotti». Così Mark Covell, oggi 43 anni, giornalista inglese di Indymedia ferito gravemente durante l´irruzione alla scuola Diaz, commenta la decisione della giunta comunale di concedergli la cittadinanza onoraria di Genova. Una decisione assunta ieri mattina, su proposta della sindaco Marta Vincenzi, «perché possa rappresentare tutti coloro che si pongono al servizio della libertà di stampa anche a rischio della propria incolumità». che oggi incontrerà Covell per la cerimonia di conferimento della cittadinanza. E´ visibilmente emozionato Covell, mentre apprende la notizia da Vittorio Agnoletto, dieci anni fa a capo del Genoa Social Forum. «Però - aggiunge - voglio giustizia, è stata questa esigenza che mi ha tenuto in piedi fino a questo momento e mi ha impedito di rassegnarmi». Mark, che non parla italiano, è tornato più volte a Genova dal 2001, soprattutto per motivi giudiziari. «La colpa non è dei genovesi - ci tiene a sottolineare - anzi Genova è stata molto gentile con me. Però occorre oggi segnalare tre punti: nessun poliziotto delle vicenda Diaz è stato sospeso, nessuna delle numerose vittime è stata risarcita e infine se il giudizio non sarà veloce andrà tutto in prescrizione».

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