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28.11.08

repubblica Il pg attacca la polizia "Ha una cultura deviata delle indagini"


Repubblica

Il pg attacca la polizia "Ha una cultura deviata delle indagini"
Requisitoria in Cassazione. Il governo: esterrefatti
Il giudizio sull´operato degli agenti nei disordini di Milano
ORIANA LISO

MILANO - «La polizia ha una cultura deviata delle indagini perché pensa
che identificare una persona che partecipa a una manifestazione consenta
di attribuirle tutti i reati commessi nella stessa manifestazione».
Potrebbe sembrare un´arringa difensiva, invece no: a dare un giudizio così
netto dell´operato della polizia nelle indagini sui disordini dell´11
marzo 2006 a Milano in corso Buenos Aires è stato il sostituto procuratore
generale Alfredo Montagna. Parole pronunciate nella requisitoria nel
processo davanti alla prima sezione penale della Cassazione contro 16
persone già condannate a 4 anni di carcere per devastazione,
danneggiamento, incendio, lesioni volontarie, resistenza aggravata a
pubblico ufficiale. Quel giorno a Milano i centri sociali scesero in
piazza per impedire un corteo della Fiamma Tricolore. Ne nacquero
disordini e, appunto, devastazioni.
Per quelle sedici persone (una, nel frattempo, è morta in un incidente
stradale) ieri il pg Montagna - simpatizzante della moderata corrente
Unicost - ha chiesto l´assoluzione da tutti i reati tranne quello di
resistenza a pubblico ufficiale, ma dopo alcune ore di camera di consiglio
i supremi giudici hanno confermato le condanne, in gran parte già coperte
dall´indulto. Una richiesta, quella del sostituto pg, che ha sorpreso
molti per i toni e per la tesi: per il pg le foto che ritraggono gli
imputati dietro le barricate non sono sufficienti a provare le accuse più
gravi. «La Giustizia - ha detto Montagna - non deve essere amministrata
con due pesi e due misure: quel che è stato affermato per i poliziotti
della Diaz nel processo di Genova deve valere anche per il cittadino
qualunque». E ancora: «Ho l´impressione che nel nostro Paese oggi, si stia
allargando la tendenza ad una minor tutela dei soggetti più deboli, come
possono essere i ragazzi un po´ scapestrati». Dopo di lui, uno dei
difensori, Giuliano Spazzali, aveva ammesso la sussistenza solo del reato
di resistenza aggravata a pubblico ufficiale «perché impedire la
manifestazione dei neofascisti era l´obiettivo dichiarato dei giovani
della sinistra radicale, anche a costo di entrare in rotta di collisione
con le forze dell´ordine».
Tesi, quelle a sorpresa coincidenti di accusa e difesa, respinte però dai
giudici con una sentenza che per un altro dei legali, Mirko Mazzali
«introduce il principio che in Italia la responsabilità penale non è più
personale». Sorpresa per la tesi del pg Montagna dal procuratore aggiunto
di Milano Armando Spataro: «Ho condiviso le scelte processuali del
sostituto Piero Basilone, rivendichiamo dunque la paternità di quelle
scelte, così come il possesso, insieme alla polizia giudiziaria, di una
cultura delle indagini nient´affatto deviata». "Esterrefatto" il
sottosegretario Alfredo Mantovano: «Sono esterrefatto, suona illogico
chiedere di assolvere gli autori di devastazioni e contestualmente
denigrare l´intero sistema delle forze di polizia».

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