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11.07.07

Rinascita G8 Genova: nuova accusa per la Polizia, ma la giustizia chiude un occhio

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G8 Genova: nuova accusa per la Polizia, ma la giustizia chiude un occhio

| Martedì 10 Luglio 2007 - 3:29 | Tatiana Genovese |


Ennesimo colpo di scena nel caso G8 di Genova ed ennesima dimostrazione
dell’assurdo e sconvolgente operato della polizia durante l’invasione
nella scuola Diaz. Stavolta lo scandalo riguarda i verbali ufficiali del
ministero della Giustizia - redatti nel centro di prima detenzione - in
cui i no global prelevati dalla Diaz, prima pestati e poi condotti nella
caserma del Reparto mobile a Genova Bolzaneto, dichiaravano di non
temere per la loro incolumità e di non voler parlare con nessuno, né
genitori, né legali, né, nel caso dei 66 stranieri, ambasciate. A quanto
pare sei anni più tardi quella tragica notte la Procura di Genova
sarebbe riuscita a dimostrare che quei documenti erano falsi, o meglio,
sarebbero stati compilati in anticipo e via via intestati a ciascun
ragazzo portato in caserma.
Un altro scandalo dunque per coloro che durante il vertice
internazionale avrebbero dovuto garantire l’ordine pubblico. Uno
scandalo venuto a galla grazie ad una perizia calligrafica che ha
dimostrato che nel centro di prima detenzione furono adeguatamente
preparati due differenti modelli precompilati. In entrambi era stato
scritto in anticipo che il detenuto sosteneva di “non” far parte di
un’associazione criminale, e soprattutto di non temere per la sua salute
fisica e personale e di “non volere che del proprio stato di detenzione
venisse data comunicazione al consolato o all’ambasciata del suo paese”.
Sulla dichiarazione c’era l’intestazione del ministero della Giustizia -
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e, in calce, il timbro
del magistrato Alfonso Sabella, allora capo del servizio ispettivo del
Dap, la cui posizione, guarda caso, venne archiviata nel gennaio scorso.
I “falsi”, certificati dal perito Laura Parodi, a quanto pare, sarebbero
oggettivamente distinguibile anche agli occhi meno esperti. In 49 casi è
stato usato un modello pre-compilato, in 17 un diverso tipo. In alcuni
di quelli redatti da pubblici ufficiali, i pm genovesi, hanno reso noto
che ci sarebbero alcuni “strafalcioni grotteschi”: in uno ad esempio,
sarebbe stato scritto che la “dichiarante si rifiuta di firmare”, quando
poi in alto la stessa dichiarante avrebbe compilato il modulo scrivendo
nome e cognome.
La nuova indagine che dimostrerebbe come la polizia abbia tentato in
tutti i modi di differire quanto più possibile i contatti tra i fermati
nella scuola e l’esterno, è stata presentata ieri dai pm Patrizia
Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati nel processo riguardante i
soprusi e le violenze nella caserma di Bolzaneto, per cui ci sono 47
indagati, tra funzionari di polizia, ufficiali dei carabinieri e della
polizia penitenziaria, guardie carcerarie e medici; ma il collegio
giudicante presieduto da Renato De Luchi, nonostante avesse anche
ascoltato la perizia della Parodi, ha rigettato la richiesta dei pm di
acquisire le dichiarazioni di primo ingresso dei fermati ritenute
precompilate. Il presidente De Luchi ha motivato il gesto, spiegando che
i documenti sarebbero già agli atti del processo e quindi non sono
acquisibili nuovamente per un confronto diretto come richiesto dall’accusa.
Non si sono però arresi i legali dell’accusa e hanno reso noto che
apriranno l’ennesimo fascicolo per falso nei confronti delle persone
allora responsabili della caserma.
È terminato dunque l’ultimo atto dei processi genovesi per i fatti del
G8, prima della pausa estiva. Si è concluso però con un gesto
assolutamente non plausibile, perché la giustizia ha nuovamente mostrato
la volontà di voler coprire gli atti illegittimi e i soprusi commessi
dalle forze dell’ordine.
Intanto per sabato è previsto l’interrogatorio dell’ex capo della
polizia Gianni De Gennaro, indagato per aver istigato il questore
Francesco Colucci a testimoniare il falso, e promosso dal ministro degli
Interni Giuliano Amato a capo gabinetto del dicastero da lui diretto.

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