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11.12.08

secolo xix G8, Perugini paga per il calcio condannato a 2 anni e 3 mesi


Secolo xix

G8, Perugini paga per il calcio condannato a 2 anni e 3 mesi
processo a genova


Colpevoli altri tre poliziotti. Sono accusati anche di falso e calunnia: dissero di essere stati aggrediti dai manifestanti


11/12/2008
GENOVA. È uno dei processi "minori" sul G8 ma la conclusione è stata perlomeno inaspettata, con la condanna-bis di Alessandro Perugini - gli erano già stati inflitti due anni e quattro mesi per gli abusi sui noglobal nella caserma di Bolzaneto - e altri quattro colleghi della Digos. Senza dimenticare che per la prima volta in un procedimento sui
fatti del luglio 2001, è stata riconosciuta l'accusa di falso e calunnia (oltre all'arresto illegale) a carico dei poliziotti: mentirono, certifica il giudice, nel sostenere che un gruppetto di otto manifestanti li aggredì
davanti alla questura prima che in città scoppiasse in finimondo; mentirono quando sui verbali scrissero che lanciarono pietre o bottiglie,
per giustificare i soprusi successivi.
La sentenza è stata pronunciatata in un palazzo di giustizia deserto, scenario ben diverso dalle udienze che hanno accompagnato la chiusura
delle inchieste Diaz e Bolzaneto. Stavolta in ballo c'era un fatto marginale e però simbolico, l'episodio sintetizzato in un frame che ha fatto il giro del mondo. È quello in cui proprio Perugini, ai tempi vicecapo della Digos genovese, sferra un calcio a un dimostrante allora sedicenne - il romano Marco Mattana - che qualche secondo dopo è ripreso
in primissimo piano con il volto tumefatto. Sembra un paradosso, ma le lesioni a Mattana sono state "stralciate" dalla vicenda: il giovane, risarcito, aveva infatti ritirato la querela. Resta invece solido il resto della sequenza, fissato nero su bianco da numerosi filmati: otto ragazzi
che si siedono in mezzo alla strada, via Carlo Barabino, la mattina del 20 luglio 2001, prima della guerriglia e della morte di Carlo Giuliani.
Vogliono inscenare una protesta simbolica e sono a terra, immobili. È a quel punto che la polizia li sgombera e ammanetta in modo «illegale», come ieri ha sostenuto il presidente del tribunale Renato Delucchi. Le pene sono tuttavia differenziate: Alessandro Perugini è stato condannato a due anni e tre mesi di reclusione, come Antonio Del Giacco; Sebastiano Pinzone a due anni di reclusione, Enzo Raschellà e Luca Mantovani a un anno e dieci mesi. Per Pinzone, Raschellà e Mantovani la pena è sospesa con la condizionale. Per Del Giacco interviene l'indulto, mentre per Perugini bisognerà valutare se e quanto applicare lo sconto, poiché ha già riportato un'altra condanna (ed è l'unico in queste condizioni per le vicende del G8). Tutti dovranno rimborsare i manifestanti e per il momento è stata fissata una «provvisionale» - un risarcimento provvisorio in attesa della quantificazione in sede civile - di cinquemila euro. Nessuno andrà agli arresti e sono stati interdetti dai pubblici uffici, ma solo in caso di giudizio definitivo con ogni probabilità scatteranno provvedimenti disciplinari. In mattinata Vittorio Pendini, difensore di Perugini, aveva chiuso ribadendo che l'ex numero due Digos «sarà perseguitato per sempre da quelle foto». Lo stesso concetto che aveva espresso in precedenza il suo assistito: «Noi coinvolti da sette anni in questa vicenda viviamo con la consapevolezza di quelle immagini, di quei filmati ossessivamente
trasmessi come simbolo negativo delle forze dell'ordine». Gli stessi filmati che hanno trasformato in certezza, ciò che per la Diaz e Bolzaneto è rimasto solo un sospetto.
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