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30.06.06

Lettera al Manifesto

Caro Manifesto,

invio il contributo del Comitato Verità e Giustizia per Genova in merito alla Commissione d'inchiesta sui fatti di Genova.

Da cinque anni il Comitato Verità e Giustizia per Genova organizza e partecipa ad incontri, dibattiti, convegni, per tenere alta l'attenzione, per sostenere e dar voce alle vittime della repressione, per informare sulle indagini e sui procedimenti penali in corso. Il nostro Comitato raccoglie fondi a sostegno delle spese legali per tutti i processi in corso a Genova e la segreteria legale può svolgere la propria attività grazie ai locali messi a disposizione dal nostro Comitato. Tutto questo tra il più assordante silenzio di quasi tutti i media e della società civile: su Genova è in corso una censura bi-partisan.

Il nostro Comitato in questi anni si è occupato non solo di Genova, ma anche di Napoli (marzo 2001), di tortura, di gas CS, di violazione dei diritti umani nelle carceri, nei CPT, abbiamo organizzato e partecipato a numerosi convegni con Amnesty International, ARCI, Antigone e numerose altre associazioni.

Da cinque anni chiediamo una commissione d’inchiesta sui fatti di Genova ed insieme a Piazza Carlo Giuliani e ARCI, abbiamo raccolto e presentato in Parlamento (a giugno del 2005) le firme di diecimila cittadini italiani a sostegno di questa richiesta.

A Genova intanto i tre maggiori processi scaturiti dai fatti del luglio
2001 sono tuttora in corso. La magistratura ha il compito esclusivo di accertare eventuali responsabilità penali, questo è un compito essenziale, ma non sufficiente, la prescrizione incombe e non sappiamo se arriveremo in tempo alla conclusione del primo grado di giudizio.
Dei processi in corso nessuno si occupa e per questo abbiamo istituito un Osservatorio Internazionale col compito di vigilare sui processi per coglierne i risvolti politici ed istituzionali e svolgere così un ruolo di "verifica".

La ferita aperta in quei giorni pesa ancora sulla nostra vita civile: nei cinque anni trascorsi il governo e i vertici delle forze dell'ordine non hanno fatto nulla per ricomporla. Servivano il massimo di trasparenza e un rapido accertamento delle responsabilità, ancor prima che fossero avviati i processi penali. Era necessario che i funzionari e i dirigenti imputati dimostrassero senso dello stato e rispetto per le istituzioni, lasciando i loro incarichi in attesa dell'esito dei processi, non lo hanno fatto e alcuni di loro sono stati addirittura promossi.
Il nuovo parlamento può e deve fare la sua parte, come previsto dal programma dell'Unione, istituendo una Commissione d'inchiesta. Abbiamo perso cinque anni e non possiamo aspettare oltre.

La Commissione parlamentare d'inchiesta, è una necessità democratica: la gravissima lesione costituzionale del 2001 può essere sanata solo attraverso una operazione di trasparenza che restituisca credibilità alle istituzioni.
Non possiamo prevedere come la Commissione opererà ed a quali risultati approderà, ma possiamo e dobbiamo richiedere che venga istituita, al più presto. Sarà nostro compito, e quello di tutti i cittadini democratici, vigilare in seguito su modalità e conclusioni.

In queste settimane abbiamo assistito a numerose esternazioni in merito alla commissione d'inchiesta da parte di parlamentari e giornali di destra, pochissime voci da parlamentari e quotidiani di sinistra, una di queste, quella del Manifesto, che dichiara: "Ma la commissione parlamentare potrebbe essere un boomerang".

Sono francamente allibita e penso che si dovrebbero sentire nel merito, la famiglia Giuliani, i 93 della Diaz, i 250 di Bolzaneto e tutti quelli che sono stati feriti, umiliati ed offesi nelle strade e nelle piazze di Genova, nella Caserma di Forte San Giuliano, le centinaia di cittadini stranieri espulsi dall'Italia. Insomma tutti quelli, e non sono pochi, che ancora si chiedono perché?

Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova


Vedi anche la lettera del Legal Team Italia al Direttore e al Comitato di Redazione del Manifesto

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