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11.02.03

Istituzione di una Commissione Parlamentare di Inchiesta

Il comitato VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA partecipa alla conferenza stampa che si terrà a Roma, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati:
Martedì 11 febbraio 2003 alle ore 13.30

Presentazione della Proposta di legge d’iniziativa dei deputati:
Mascia, Boato, Bressa, Buemi, Leoni, Pistone

Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 in occasione del vertice G8 e delle manifestazioni del Genoa Social Forum

Onorevoli Colleghi! Il 2 agosto 2001 veniva istituito un Comitato di indagine conoscitiva bicamerale in relazione a quanto accaduto a Genova nei giorni 19-20-21-22 luglio 2001 in occasione del G8. I lavori del Comitato si concludevano il 20 settembre 2001 con l’approvazione di una relazione di maggioranza e due distinte relazioni di minoranza. Le numerose audizioni e la documentazione acquisita durante i lavori del Comitato hanno consentito solo una sommaria e parziale ricostruzione dei fatti accaduti a Genova. Ciò soprattutto in ragione del breve tempo in cui si sono svolti i lavori e dei limitati poteri di cui il Comitato disponeva. Si sottolinea in particolare la circostanza che i soggetti che venivano escussi innanzi al Comitato non avevano l’obbligo di deporre secondo verità, né di fornire tutte le informazioni di cui erano in possesso. Si è assistito così ad una serie di audizioni in cui i massimi vertici delle forze dell’ordine rilasciavano dichiarazioni confuse, contraddittorie e reticenti su quanto accaduto nelle piazze, all’interno delle caserme ove i manifestanti arrestati erano stati condotti, nonché sull’episodio relativo alla “perquisizione” alla scuola Diaz. La conclusione dei lavori del Comitato di indagine confermava chiaramente la necessità di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta che procedesse all’indagine con i poteri propri della magistratura, così come già richiesto dalle opposizioni.

In effetti, gli sviluppi delle inchieste della magistratura avviate sui fatti di Genova e, la documentazione successivamente resasi disponibile sotto forma di video, avvalorano ancora di più la necessità di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta. Per quanto accaduto alla caserma di Bolzaneto, centro di detenzione temporaneo dei manifestanti arrestati, è risultato chiaro dalle testimonianze che si sono via via aggiunte, che degli abusi sono stati consumati, mentre dalle audizioni rese innanzi al Comitato e dalla relazione di indagine amministrativa tutto si era risolto in una semplice disfunzione organizzativa.

Ancor più eclatanti sono gli sviluppi relativi alla “perquisizione” della scuola Diaz: in tal caso la reticenza e il mendacio di coloro che hanno riferito al Comitato appare di palmare evidenza. Si pensi alla “costruzione” di false prove di accusa, operata da funzionari di alto grado della Polizia di Stato, nei confronti dei ragazzi che occupavano la scuola. Non può essere taciuto che taluni di quei funzionari hanno rilasciato dichiarazioni quantomeno reticenti innanzi al Comitato di indagine.

Per quel che riguarda invece la gestione dell’ordine pubblico in piazza, anche in questo caso non si è riusciti a fare luce sulla catena di comando e sulle dinamiche che hanno innescato e perpetuato durante i giorni del G8 una spirale repressiva di inusitata violenza nei confronti dei manifestanti, che nella giornata del 20 luglio ha determinato cariche a freddo e ingiustificate nei confronti del corteo dei disobbedienti mentre sfilava lungo il percorso autorizzato in via Tolemaide (come risulta dai documenti esibiti dai rappresentanti del Genova social forum); ciò ha determinato un precipitare degli eventi che ha condotto all’uccisione di Carlo Giuliani. A riguardo merita di essere sottolineato che sia il capo della polizia che il questore hanno dichiarato innanzi al comitato che quel corteo sfilava lungo un percorso non autorizzato e che ciò aveva determinato le cariche di polizia. Lo stesso ministro dell’interno ebbe a dichiarare al Comitato che su tale questione era stata disposta un’indagine amministrativa, ma in una successiva occasione il medesimo ministro dichiarò che non era stato dato seguito all’indagine amministrativa causa la concomitante indagine della magistratura.

Sulla dinamica della tragica morte di Giuliani nulla si è potuto appurare durante i lavori del Comitato di indagine e i dubbi e gli interrogativi che aleggiano su quella vicenda sono ancora oggi senza risposta. Fermo restando che l’accertamento delle responsabilità penali individuali è funzione esclusiva della magistratura, preme sottolineare che è invece prerogativa del Parlamento e di una Commissione parlamentare di inchiesta accertare eventuali responsabilità politiche e amministrative che hanno contribuito, tramite l’effettiva gestione dell’ordine pubblico, al verificarsi della morte del giovane Giuliani. In particolare, meritano di essere approfondite almeno due questioni emerse su tale inchiesta. La presenza in piazza, a pochi metri dal defender da cui partì lo sparo che uccise Carlo Giuliani, di ufficiali e sottufficiali dell’Arma, tutti collegati via radio, tra cui il tenente colonnello dei carabinieri Giovanni Truglio, paracadutista del “Tuscania” e comandante delle forze di intervento mandate a Genova dal comandante generale dei carabinieri dopo uno speciale addestramento, pone interrogativi circa il ruolo svolto dagli stessi in quel contesto. E’ stato inoltre accertato che il carabiniere Mario Placanica teneva la pistola nella fondina posizionata nella coscia destra (a estrazione veloce): è necessario conoscere, in generale, le direttive e le regole di comportamento impartite sulla gestione dell’ordine pubblico durante il G8, e, in particolare, se era regolamentare l’uso di fondine “a coscia” e, in caso affermativo, i motivi per cui ne era stato autorizzato l'uso.

Il perpetuarsi di abusi e violenze si è verificato anche nella giornata del 21 luglio fino a culminare nell’irruzione alla scuola Diaz; alla fine del G8 è risultato che le forze dell’ordine hanno impiegato oltre 6000 candelotti lacrimogeni; dalle relazioni di servizio dei carabinieri risulta che sono stati esplosi almeno 15 colpi di arma da fuoco oltre quelli che hanno ucciso Carlo Giuliani. Un bilancio impressionante e senza precedenti nella storia repubblicana. Interrogativi inquietanti circa l’effettiva gestione dell’ordine pubblico e l’operato delle medesime affiorano ormai anche dalle inchieste della magistratura.

Last, not least arrivano i rilievi del Parlamento europeo. Con un documento adottato il 15 gennaio 2003, la risoluzione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea (2001/2014(INI)), l’Europarlamento ha ufficialmente mosso accuse nei confronti dell’Italia per i fatti di Genova. Oltre all’esplicita deplorazione “delle sospensioni dei diritti fondamentali avvenute durante le manifestazioni pubbliche, ed in particolare in occasione della riunione del G8 a Genova” (punto 44), la risoluzione (punto 45) “rileva in particolare che, per quanto riguarda i disordini di Genova del luglio 2001, il Parlamento continuerà ad accordare particolare attenzione al seguito delle indagini amministrative, giudiziarie e parlamentari avviate in Italia per accertare se in tale occasione si sia ricorsi a trattamenti o punizioni disumane o degradanti (articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea)”.

Riteniamo il documento adottato dal Parlamento europeo una sorta di “invito vincolante” rivolto ai diversi livelli istituzionali italiani affinchè facciano piena luce su quegli avvenimenti. L’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta rappresenta anche in questo caso lo strumento più appropriato non solo per rispondere alle sollecitazioni dell’istituzione comunitaria in quanto tale, ma anche per rendere conto di quanto accaduto ai singoli governi dell’Unione che pure hanno contato tra le vittime delle violenze molti propri cittadini.

I risultati insufficienti e insoddisfacenti cui è pervenuto il Comitato di indagine conoscitiva impongono allo stato la necessità di istituire una Commissione di inchiesta parlamentare che ricostruisca quanto accaduto a Genova in quei giorni di luglio 2001, che individui le “catene di comando”, ed accerti responsabilità politiche e amministrative che hanno condotto alla commissione di abusi di tale entità da annullare i diritti civili dei cittadini. E’ fuor di dubbio, infatti, che in paese democratico le forze dell’ordine debbano tutelare i diritti dei cittadini piuttosto che abusarne o conculcarli. Riteniamo che questa sia materia di interesse pubblico tale da giustificare l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta, atteso che il funzionamento delle forze dell’ordine e la tutela dell’ordine pubblico nel rispetto dei diritti costituzionali debbano essere patrimonio condiviso da tutte le parti politiche e solo dissipando le ombre che ancora gravano su quei giorni si potrà raggiungere questo obiettivo.

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