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31.07.11

Repubblica Genova Fiaccole e canzoni, alla Diaz per non dimenticare

Fiaccole e canzoni, alla Diaz per non dimenticare

Il fumogeno rotola giù da piazza Matteotti, alzando dietro di sé una nuvola rossa. Parte lento il corteo per ricordare l´assalto alla scuola Diaz, i passi scanditi dal ritmo di un fischietto. «Verità e giustizia per Genova» urla lo striscione in spray rosso. «Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti» ricorda un cartello subito dietro. Qualche centinaio di persone all´inizio, ma via via, scendendo da via XX Settembre, il corteo si rimpingua e, alla fine, supererà le mille unità.
C´è il sindaco Marta Vincenzi («Manca ancora la verità politica, quello che accadde alla Diaz è inspiegabile» dice), qualche assessore, Giuliano Giuliani. E ragazzi avvolti da bandiere della pace, moltissimi arrivati da fuori. «Io sono di Ferrara, avevo partecipato al corteo del sabato, nel 2001 - racconta Andrea, 33 anni - essere qui è un dovere». «Il Paese si sta svegliando - commenta una coppia - non vogliamo pensare che quello che è successo allora oggi si possa ripetere». Si accendono le prime fiaccole, spunta qualche bandiera rossa, anche i vessilli No Tav. «Carlo è vivo e lotta insieme a noi»: rimbombano i cori da stadio sotto al Ponte Monumentale mentre parte anche «Bella ciao», che tutti intonano battendo le mani. Si arriva in piazza Alimonda: sosta d´obbligo sul luogo dove morì Carlo Giuliani. Poi da Tommaseo salita lungo via Nizza: il corteo raggiunge la scuola Diaz, in via Battisti, poco dopo le 22. E fa un certo effetto rivedere quella strada illuminata dai lampioni, soprattutto dopo che qualche ora prima sul maxi-schermo sistemato nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale sono state trasmesse le immagini dell´assalto della polizia di dieci anni fa. «Io non dimentico»: questa la traccia di un incontro intenso ed emozionante cui hanno preso parte diversi legali e anche molti dei ragazzi che in quella scuola sono stati massacrati ed ingiustamente arrestati, trascinati a Bolzaneto e torturati per tre giorni. C´era Valerie Vie, francese di Avignone, la prima donna che varcò la "zona rossa" all´altezza di piazza Dante, che entrò a braccia alzate in segno di pace e venne colpita con bel pugno sul naso da una poliziotta, prima di essere portata via. E c´era Mina Zapatero, spagnola, che con un´espressione dolce ha raccontato quanto l´esperienza del 2001 l´abbia segnata. Dentro. «Ho deciso di iscrivermi all´università, facoltà di legge. Per fare l´avvocato e difendere gli altri, far rispettare le norme, ottenere giustizia. Sono all´inizio, ma temo che farò in tempo a laurearmi prima che finiscano i processi del G8. Per me Genova è stata un´esperienza drammatica, è vero. Ma quando devo associare questa città a qualcosa, non penso alla paura. Al dolore, alla violenza. No. Per me Genova è sinonimo di solidarietà».

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