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06.03.10

Secolo xix Violenze a Bolzaneto, 44 condanne


Violenze a Bolzaneto, 44 condanne
g8 di genova, ribaltata la sentenza di primo grado
In molti casi è intervenuta la prescrizione, ma gli imputati dovranno
risarcire le vittime
graziano cetara e matteo indice

GENOVA. «Fate di tutta l'erba un fascio, è una vergogna». Alle nove di
sera la voce di Mario Turco, ispettore di polizia penitenziaria oggi in
pensione, rimbomba nell'aula della Corte d'Appello di Genova. E c'è un
attimo di silenzio che segue la lettura della sentenza di secondo grado
sui pestaggi ai noglobal nella caserma di Bolzaneto, avvenuti durante il
G8 del luglio 2001: i giudici hanno ribaltato tutto, accogliendo la tesi
accusatoria delle torture e dichiarando «responsabile» tutti i 44
imputati. In primo grado ne erano stati assolti 30.
Non deve ingannare la raffica di proscioglimenti per prescrizione. Perché
tutti coloro che scampano la condanna penale a causa dei tempi lunghi,
dovranno comunque risarcire le parti civili. Nel primo processo erano
stati invece assolti nel merito, e quindi tenuti fuori dai risarcimenti.
«Soddisfattissimo» si dichiara il pm Vittorio Ranieri Miniati, che con
Patrizia Petruzziello condusse un'inchiesta sulla carta impossibile, per
l'assenza di immagini che documentasse le (allora) presunte torture. Ma
evidentemente per Maria Rosaria D'Angelo, Paolo Gallizia e Roberto
Settembre che componevano il collegio (due su tre condannarono duramente i
noglobal per i disordini in strada), quello tratteggiato da decine di
testimoni non era un quadro di fantasia. E da ieri sera è vero che dentro
quelle celle improvvisate i manifestanti furono picchiati senza motivo e
umiliati, che molti verbali furono falsificati e che persino i medici si
resero complici di chi compì il massacro. È una sentenza che spiazza per
tanti motivi, non ultimo perché per la prima volta finiscono nel mirino
alti funzionari: il generale della Penitenziaria Oronzo Doria, assolto in
primo grado, è«responsabile» ai fini civili. Prescritto, ma responsabile,
Alessandro Perugini, il vicequestore divenuto celebre poiché diede un
calcio in faccia a un ragazzino immobile per strada nel corso dei
tafferugli. Senza dimenticare che per la prima volta, sul G8, paga un
ufficiale dei carabinieri. È Gian Marco Braini, responsabile del servizio
vigilanza delle camere di sicurezza: assolto in tutto e per tutto nel
primo processo, si salva sul piano penale grazie alla prescrizione ma
è«responsabile» e dovrà rimborsare un bel po' di vittime. A pagare con
loro saranno i ministeri dell'Interno per i poliziotti, della Difesa per
l'Arma e della Giustizia per la penitenziaria.
I sette imputati condannati penalmente anche in secondo grado sono:
l'assistente capo della polizia Massimo Luigi Pigozzi, l'uomo che divaricò
la mano d'un detenuto fino a "strapparla" e fu arrestato sei anni dopo per
violenza sessuale nelle guardine della questura, (3 anni e 2 mesi), gli
agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1
anno) e il medico Sonia Sciandra (2 anni e 2 mesi). Pene confermate a 1
anno per gli ispettori di polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo
Ubaldi, che avevano rinunciato alla prescrizione. Pagherà carissimo, anche
se risparmiato sul piano penale dalla prescrizione, Giacomo Toccafondi, il
dirigente medico descritto dalle vittime come "il seviziatore di
Bolzaneto". I cinque pilastri dell'accusa, spazzati due anni fa, ora sono
stati quindi integralmente accolti. Il primo è la tortura, ipotizzata
attraverso l'escamotage dell'abuso di ufficio (che in primo grado era
stato riconosciuto solo all'imputato Biagio Gugliotta e che ora,
nell'impostazione della corte, è stato esteso a tutti prima d'essere
dichiarato prescritto); le aggravanti di aver agito per motivi «abietti» e
con «crudeltà»; il falso di quei documenti prestampati, fatti firmare con
il sotterfugio ai detenuti che non ci capivano niente; la responsabilità
dei carabinieri e dei vertici della Penitenziaria, come detto. I giudici
hanno rivisto al rialzo tutti i risarcimenti, parte dei quali andrà a
manifestanti condannati per gli scontri di piazza. Ora resta la
Cassazione, mentre emette la sua sentenza Amnesty International:
«Riconosciute chiare violazioni dei diritti umani. Se in Italia esistesse
il reato di tortura, le sanzioni sarebbero state più dure».
cetara@ilsecoloxix.it
indice@ilsecoloxix.it

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