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11.09.07

Aprile on line G8 di Genova, una vicenda tutta aperta

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G8 di Genova, una vicenda tutta aperta

Paola Dottarelli, 11 settembre 2007
La lettera
Il discorso sul G8 non può chiudersi qui, affidato a processi che anche i
più ottimisti vedono fermarsi a pochi risarcimenti e alle sentenze di
primo grado. Occorre rilanciare la necessità di un chiarimento storico e
politico quale che sia lo strumento da privilegiare

Caro Aprile,

sono sollecitata a scrivere dopo aver seguito l'ottima trasmissione di
Lucarelli andata in onda su Rai 3 la sera di domenica 9 settembre che ha
trattato, con grande dovizia di particolari e grande capacità
giornalistica, la vicenda, inquietante e niente affatto conclusa
storicamente, del G8 2000 a Genova. Di recente, altre trasmissioni avevano
parlato dell'argomento, non riuscendo a mio parere a risultare altrettanto
complete ed efficaci dal punto di vista della ricostruzione dei fatti.
Stavolta, benché Lucarelli mi susciti talvolta perplessità per un certo
tono di compiacimento sui misteri del nostro Paese, devo dargli atto e
ringraziarlo per questo suo egregio lavoro che si presta a molte amare
riflessioni.

Sappiamo, forse più in Italia che altrove, come sia impresa ardua e quasi
mai coronata da successo quella di dare un volto alla verità degli
accadimenti, mettendo un punto di fine alle tante vicende politiche oscure
che lo hanno travagliato dal dopoguerra ad oggi. Vere e proprie "agenzie"
di disinformazione pubblica hanno lavorato da sempre al riparo di poteri
forti non sempre identificabili, non solo nazionali, con le complicità di
una sottocultura cattolica o gesuitica per cui la verità non è mai del
tutto affidata alla ragione positiva e di un costume nazionale per cui la
memoria storica tende a sbiadire e solo a tratti viene coltivata come
patrimonio comune della nazione.

Gli eventi di Genova, collocati - va ricordato - appena prima dello shock
dell'11 settembre, assumono il valore di una vera e propria prova
generale, dove uno fra i peggiori governi occidentali appena insediato,
populista e reazionario, sembra offrire, come in un cinico esperimento di
laboratorio, i suoi servigi alla tesi di una definitiva crisi della
democrazia, del governo pacifico dei conflitti e della coesistenza di
culture politiche diverse. Come temettero, senza troppo sbagliare, i tanti
cittadini/e finiti nelle maglie della "macelleria messicana" (messa in
piedi da qualcuno che ha, tutto sommato, meno a che fare con la giovane
sbirraglia fascistoide, eccitata e reclutata per l'occasione o con gli
sfuggenti elementi del "blocco nero", nessuno identificato e fermato,
fatto lavorare con estrema sistematicità e molto più - a ben vedere - con
le trame attente di servizi deviati dalla legalità costituzionale ma ben
in linea con i desideri della nuova maggioranza) a Genova andava in scena
la prova generale di un colpo di stato.
Non sembri forte l'espressione: colpo di stato in cui il parlamento per
ora restava in piedi ma l'opposizione era intimidita perchè accusata di
collusioni con "manifestanti violenti" le cui ragioni dovevano suonare
solo eversive. L'opposizione sociale e politica meritava un avvertimento e
ben altri ne sarebbero arrivati poco più tardi su scala globale!
Credo che, non solo per dare degna risposta alla richiesta di giustizia
dei genitori di Carlo Giuliani o a quella dei tanti cittadini violentati e
umiliati in quei giorni, il discorso sul G8 non può chiudersi qui,
affidato a processi che anche i più ottimisti vedono fermarsi a pochi
risarcimenti e alle sentenze di primo grado. Occorre rilanciare la
necessità di un chiarimento storico e politico quale che sia lo strumento
da privilegiare.

Il programma dell'Unione parlava di un commissione d'inchiesta
parlamentare e moltissime voci emerse tra le forze dell'ordine che non
rinunciano alla loro vocazione costituzionale l'hanno sostenuta; come al
solito, anche qui l'impressione è che molti nel centrosinistra considerino
prevalenti ben altre priorità, aderendo alla doppia morale corrente per
cui la verità è operazione troppo faticosa, rischiosa per gli equilibri
instabili della politica politiciens, inutile al nuovo pragmatismo che
avanza.
Cari compagni e amici del centrosinistra al governo, non fate ancora
questo sbaglio. Non consegnate il tema del G8 a una presunta insistenza
della cosiddetta sinistra radicale. Nessuna democrazia può reggersi su
compromessi che trattano il popolo come un bambino ignorante. Rafforzare
la democrazia e il consenso significa far crescere il bambino, alimentarlo
con cultura, politica e realtà, soprattutto quando se ne intravede la
complessità e durezza. Significa mantenere la parola data, anche
ammettendo gli scacchi a cui si può andare incontro. Non mi viene altra
definizione migliore per stabilire un percorso possibile alla verità e
alla giustizia.

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