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06.02.04

Corriere: indagini a Genova ma abbassate i toni

http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=TUTTI_GLI_ARTICOLI&doc=G8

«G8, indagini a Genova ma abbassate i toni»

La Cassazione non sposta l?istruttoria sui poliziotti. Critiche a pm e
avvocati: «Le polemiche non aiutano la verità»

DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA - La notizia è che l?inchiesta sulla scuola Diaz resta a Genova.
Così ha deciso il sostituto procuratore generale Antonio Abbate,
giudicando figlia di «aleatorie e inconferenti supposizioni» la
richiesta di trasferimento del processo fatta dagli avvocati difensori
dei principali indagati (falso, abuso d?ufficio, lesioni e calunnia).
I legali sostenevano il presunto coinvolgimento nell?indagine di
Francesco Pinto, uno dei pm titolari del fascicolo sui presunti reati
commessi dalla polizia ai danni dei 93 no global durante l?irruzione
avvenuta la notte del 21 luglio 2001. Messa così, la decisione presa
dalla Cassazione non è cosa eclatante. Colpisce di più che un giudice
lontano anni luce da questa storia senta il bisogno di richiamare alla
calma avvocati (e quindi i loro assistiti) e magistrati. Lo fa a
conclusione delle 4 pagine che costituiscono il provvedimento:
«Lasciando da parte toni polemici e prese di posizione poco
significative - come traspaiono dai documenti in esame a questo Ufficio
- che non giovano certo alla ricerca della verità e ad un confronto
proficuo tra i soggetti del processo...».
Poche parole, per dire che stanno volando gli stracci tra poliziotti
indagati (servitori dello Stato, dunque) e magistrati (uguale), una
situazione dannosa per tutti. Forse è inevitabile che sia così. Da quasi
due anni ormai l?inchiesta sulla scuola Diaz scorre come un fiume
carsico. Provoca mal di pancia e nervosismo al Viminale, perché tra gli
indagati ci sono persone come Francesco Gratteri e Giovanni Luperi,
ovvero i vertici dell'Antiterrorismo. Il via libera della Cassazione sta
per generare le richieste di rinvio a giudizio per funzionari e agenti
che presero parte a quella disgraziatissima irruzione. Questione di giorni.
Con ordine. Non ci sono indizi di reato contro il magistrato, ha
stabilito Abbate. Storia complessa, che risale al luglio 2002.
Interrogatorio dell?ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola, toni
accesi e domande sul più delicato degli argomenti dell?inchiesta. Le due
molotov che furono esibite come «prova regina» per giustificare gli
arresti dei 93 no global. In realtà, era una prova falsa, gli ordigni
vennero portati nella scuola da alcuni poliziotti. Mortola biascica
qualcosa, gli viene chiesto di ripetere a voce alta. Lui afferma che il
consiglio di mettere le molotov in bella evidenza arrivò via telefonino
dal pm Pinto. Sobbalzo dei magistrati, ritrattazione fulminea del
funzionario, il quale chiede che la dichiarazione non venga neppure
verbalizzata. Quasi un anno e mezzo dopo, se ne ricordano i legali di
Gratteri, Luperi, e di altri 4 funzionari indagati. Fanno leva su quello
per chiedere il trasferimento del processo a Torino, competente a
giudicare per eventuali reati commessi da magistrati liguri.
Curiosamente, non si associa all?iniziativa l?avvocato di Mortola,
ovvero la persona protagonista dell?episodio. Abbate liquida in modo
secco la questione: «Ai pm che gli chiedevano ulteriori chiarimenti,
Mortola, allegando uno stato emotivo di agitazione, ha immediatamente e
formalmente rettificato e ritrattato le precedenti affermazioni, dicendo
che non corrispondono al vero, essendo frutto di uno sbaglio». Fine
della storia.
Ma Abbate non ha gradito le parole che condivano il materiale che le due
parti gli hanno inviato per la sua documentazione. I «toni polemici»
sarebbero alcuni passi delle memorie difensive, ai limiti dell?insulto
nei confronti della Procura genovese. Le «prese di posizione poco
significative» riguardano alcune argomentazioni decisamente non
richieste che i pm liguri gli hanno fatto arrivare insieme agli atti
dell?indagine. Sono solo sintomi di un muro contro muro in un?inchiesta
che tanto normale non è, per la posta in gioco (gli equilibri interni
del Viminale), e per il fatto che vede contrapposti uomini dello Stato,
dove i colpi bassi e le incomprensioni sono stati pratica quotidiana.
L?ultimo (presunto) sgarbo è finito anche nelle considerazioni dei pm
genovesi inviate al procuratore Abbate. Francesco Gratteri che richiede
un nuovo interrogatorio, manifestando l?intenzione di difendersi «nel
processo» e il giorno dopo deposita la richiesta di trasferimento del
processo. Come è nel suo diritto, ma - scrivono i pm liguri -, «secondo
discutibile stile, senza neppure preannunciarla». Sintomi di tensione
reciproca, aria di colpi bassi. Le richieste di rinvio a giudizio stanno
per arrivare, i legali degli indagati annunciano nuove iniziative «ad
personam» contro i magistrati. Tra qualche giorno, delle ragionevoli
considerazioni di Abbate nessuno si ricorderà più. E non sarà un bello
spettacolo.
Marco Imarisio

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