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03.12.03

Il Secolo xix: Pinto non fuggo

dal secolo xix

Genova Lo conferma dopo l'anticipazione di ieri: lascia l'indagine sul caso Diaz per tutelare se stesso e l'inchiesta. «Non come uno che fugge, ma a piè fermo. Confido che il processo faccia luce su quanto successe quella notte alla Diaz. Evento che, a mio giudizio, resta ancora una pagina oscura della Repubblica». Francesco Pinto, pm della Procura genovese conferma la lettera con cui ha rimesso al Procuratore capo la delega all'indagine "Diaz" (ma resta pm di altri filoni di inchiesta sul G8) e spiega, libero da vincoli, la sua posizione.
«Pulita, non per autodefinizione - spiega il pm - Ma per atti precisi che hanno smentito ogni illazione e ogni atteggiamento strumentale, ogni distorsione». Come noto Pinto viene messo al centro della richiesta di trasferimento del processo a Torino da parte di alcuni difensori. Perché Pinto avrebbe in qualche modo "concordato", secondo i legali, gli atti della fallimentare perquisizione fornendo anche indicazioni su come fare i verbali.
«Vicenda curiosa e molto amara - osserva Pinto - Perché utilizzata dopo che nell'indagine era emerso chiaramente come le affermazioni dell'allora capo della Digos genovese, Francesco Mortola, fossero state ritrattate dal diretto interessato, smentite da un altro funzionario (lo spezzino Filippo Ferri) e dai dati delle telefonate: mai parlato con Ferri».
Il pm genovese con gli atti ora liberi dell'inchiesta, dopo la conclusione della stessa, ricostruisce minuziosamente orari e tempi delle telefonate. Di fatto venne a conoscenza «di notizie frammentarie sul blitz dopo ripetute telefonate all'allora vice di Mortola, Alessandro Perugini (indagato per altri fatti, ndr). Perugini era l'addetto ai collegamenti con la Procura, Mortola quella notte non rispondeva sul telefono di servizio e chiesi a Perugini (in servizio a Bolzaneto nel carcere provvisorio) di rintracciarlo».
Quei dettagli sparsi arrivarono solo dopo le due di notte, dopo che al pm Pinto erano arrivate le telefonate di quattro giornalisti (tra questi il presidente dell'Ordine Ligure, Attilio Lugli) poi primi testimoni la mattina successiva al blitz, sull'irruzione al centro stampa e sul caso Diaz.
«Anche davanti al comitato parlamentare d'inchiesta per i fatti del G8 - aggiunge Pinto - nessun poliziotto ha riferito di ipotetiche direttive date quella notte dall'autorità giudiziaria per la stesura dei verbali». Oggi, sintetizzando molti passaggi di Pinto, il magistrato, secondo alcuni legali, dovrebbe trovarsi nel ruolo di correo. «Con una rivoluzione della procedura: la chiamata di correità"arriverebbe" - dice Pinto - non da chi, a conoscenza di tutti i fatti, ammette proprie responsabilità e chiama altri in causa, ma dice di non saperne nulla: veramente curioso».
Mortola verrà querelato da Pinto? «Valuterò le diffamazioni subite. Ma dico che sia Mortola, sia il suo legale non sono stati protagonisti delle strumentalizzazioni di questi ultimi giorni. Anche durante l'interrogatorio in cui Mortola, prima "dice", poi chiarisce e ritratta, dopo le valutazioni sia di merito sia tecniche, il funzionario di polizia non commette reato. Anche lo avesse fatto, la trasmissione degli atti a Torino non avrebbe comunque sposato il resto dell'indagine».
Una battaglia processuale per cambiare sede del processo - «forse nel mirino ci siamo più noi pm, per le conoscenze acquisite in mesi di inchiesta» - quindi giocata sul filo di secondi e di minuti delle telefonate. «Che smentiscono ogni mio contatto con il dottor Filippo Ferri che nemmeno conoscevo» aggiunge Pinto. Ore 0,42, 1.16, 1.37, 1.51 e 2,52: sono i momenti clou della ricerca di Mortola via Perugini.
Le dieci del mattino successivo la consegna dei primi verbali: «ore dopo i fatti, come accaduto per molti arresti del venerdì e del sabato pomeriggio quando sia io sia altri colleghi, con un richiamo alla Questura da parte dell'allora Procuratore Francesco Meloni, fummo costretti a scarcerare gli indagati per l'incompletezza degli atti o i ritardi con cui furono portati».
Il magistrato ha quindi ribadito «di aver parlato solo di una-due telefonate avute con Mortola, perché erano state quelle esaustive rispetto alle richieste su cosa stesse realmente accadendo».
Capitolo chiuso? Pinto allarga le braccia: «Chiedetelo ai legali o a chi ha prima anticipato ai giornali illazioni e richieste solo successivamente formalizzate negli atti del procedimento».

Marcello Zinola
03/12/2003

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