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12.11.07

l'arena «Il nostro inferno al Bolzaneto»


http://www.larena.it:80/ultima/oggi/cronaca/Cae.htm
Lunedì 12 Novembre 2007
IL G8 DI GENOVA. Sono quattro i veronesi vittime dei fatti avvenuti
nell’ormai lontano 2001

«Il nostro inferno al Bolzaneto»
Il padre di un giovane: «Dopo quei fatti, è un altro»
Giampaolo Chavan
Un inferno. Ore di panico tra uomini in divisa in balìa dei loro istinti
violenti. E botte e insulti come se fosse la cosa più normale del mondo.
Una versione terribile quella di alcuni dei 255 giovani, finiti alla
caserma del Bolzaneto, diventato un carcere improvvisato durante
l’incontro del G8 di Genova il 21 luglio del 2001. E tra loro anche
quattro veronesi, tre dei quali si sono costituiti parti civile nel
processo in corso a Genova contro 47 appartenenti alle forze dell’ordine.
Tra loro Andrea Mancini, 27 anni, residente a Verona (di cui abbiamo giÃ
riferito in un articolo del 1. marzo 2006), la giovane R.S., 33 anni,
residente a Caprino Veronese, E.T., 27 anni, attualmente all’estero e
M.M., 31 anni, residente a Verona, l’unico che si è presentato in aula
solo come parte offesa. Due di loro, non hanno alcuna voglia di parlare di
quei fatti. Per loro parlano i verbali di udienza di alcune settimane fa
(che pubblichiamo in parte qui accanto) nelle quali descrivono le violenze
gli insulti e le umiliazioni subite.
D’altro canto, anche le 117 pagine della richiesta di rinvio a giudizio
per i fatti del Bolzaneto parlano già da sole. Un atto d’accusa durissimo,
scritto grazie alle centinaia di testimonianze dei giovani caduti nella
rete degli inquirenti. E anche l’altro procedimento in corso per la
violenze commesse alla scuola Diaz, sempre a Genova durante il G8,
prosegue il suo iter con 29 appartenenti alle forze dell’ordine per i
quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. Occorre poi ricordare anche
che c’è anche un processo contro 25 manifestanti del G8 per il quale il pm
ha già chiesto 224 anni complessivi di carcere. «I fatti del Bolzaneto» ha
rivelato ieri il padre di una delle vittime veronesi, «hanno cambiato la
vita a mio figlio». E le conseguenze di quelle violenze si sono fatte
sentire per diverso tempo: «Dopo quei fatti», ha ricordato ieri R.S., «ho
avuto gli incubi per diverse notti. Ma mi è servito perchè mi ha aperto
gli occhi su molte cose».
Tra queste anche quelle elencate in dettagliati documenti, sottoscritti
dai pm della procura di Genova.
Nel processo del Bolzaneto, le accuse a carico dei 47 uomini in divisa
vanno dall’abuso in atti d’ufficio alla violenza privata, alle lesioni, al
falso in atto pubblico, riferito ai verbali d’arresto dei manifestanti,
costellati secondo la procura di Genova, da una serie di accuse fasulle. A
parere del pm, i giovani arrestati al Bolzaneto «erano obbligati a
mantenere per lungo tempo posizioni umilianti inumane e disagevoli, in
piedi con le braccia alzate o dietro la schiena». Come se non bastasse,
subivano offese e insulti di ogni tipo come «bastardi comunisti», «Che
Guevara figlio di p...», «popolo di Seattle fate schifo». Sono stati
costretti anche ad ascoltare filastrocche come «un, due tre viva Pinochet,
quattro cinque, sei a morte gli ebrei». E poi c’erano «le percosse,
minacce, sputi, risate di scherno, urla canzonatorie». Anche andare in
bagno in quei due giorni di detenzione era una tortura:
«Nell’accompagnamento venivano tenuti con la testa abbassata all’altezza delle ginocchia e le mani sulla testa e venivano derisi, ingiuriati e
colpiti».

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