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06.03.05

lavoro repubblica: Bolzaneto pronta la memoria


Il documento dell´accusa sulle violenze in caserma durante il G8 sarà consegnato giovedì all´udienza preliminare
Bolzaneto, pronta la "memoria"
"Una sostanziale compromissione dei diritti umani fondamentali"
"Una sostanziale compromissione dei diritti umani fondamentali"
Bolzaneto, pronta la "memoria"


Più di settecento pagine messe insieme dai pm Petruzziello e Ranieri Miniati
MASSIMO CALANDRI

L´INQUIETANTE immagine sul frontespizio è quanto mai emblematica di una delle pagine più brutte della recente storia della democrazia in Italia. Un lungo interminabile corridoio sul quale a sinistra e destra s´affacciano tante stanze, illuminate da una luce fredda. Una fotografia che rimanda un senso di vuoto, di solitudine. Di paura. «Alessandro Perugini più 46»: è questo il titolo, cui seguono settecento e passa pagine suddivise in cinque capitoli. E´ la tanto attesa memoria della Procura di Genova sui soprusi e le violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio 2001. Per tre giorni e tre notti il «centro di temporanea detenzione» accolse 255 no-global - compresi i ragazzi ospiti della Diaz - fermati da carabinieri e polizia nel corso degli scontri legati al vertice internazionale. Furono picchiati, umiliati, torturati: divennero fantocci senza nome e dignità nelle mani di uomini e donne che per qualche misterioso motivo _ motivo che nessuno ha mai voluto analizzare, perché all´interno delle forze dell´ordine si è innescato un pericoloso meccanismo di rimozione - si trasformarono in persecutori, gettandosi alle spalle anni di onorato servizio. Il corridoio immortalato nel frontespizio è appunto uno di quelli della caserma di Bolzaneto, e la memoria è dei pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, che in questo fine settimana chiudono le ultime pagine - dedicate alle considerazioni giuridiche sui reati presi in considerazione - di un documento che sarà consegnato nel corso dell´udienza preliminare di giovedì prossimo.
Nei cinque capitoli - suddivisi per: organizzazione della struttura-Bolzaneto, denunce, descrizione dei fatti, singole attribuzioni, considerazioni giuridiche - i pm si soffermano sulle responsabilità penali ma anche su quelle morali di chi - dai vertici di questura e prefettura fino all´allora ministro dell´Interno, Claudio Scajola - aveva il compito di gestire l´ordine pubblico durante il G8. Nella memoria dell´accusa il sostantivo «lager» comparirebbe più volte, pronunciato da alcune vittime e mai dai pm: che però disegnano senza incertezze il profilo di un campo di concentramento. Con gli arrivi di gruppo dei detenuti. Le lunghe attese. Le code interminabili. Le minacce. Gli insulti. Con una sorta di «comitato di accoglienza» che prendeva a calci, pugni e sputi i fermati. Le gambe divaricate. Senza mangiare, per ore e giornate intere. Senza bere. Senza poter comunicare con un avvocato. Senza che le famiglie di appartenenza fossero avvertite. Senza poter andare in bagno. Costretti a sporcarsi, impossibilitati a pulirsi. Poi accompagnati in bagno, la porta sempre aperta. Ragazze obbligate a spogliarsi davanti ai poliziotti. Intimidite, molestate sessualmente. Il taglio dei capelli. ?Scalpi´ mostrati come trofei. La fine della legalità e della giustizia, insomma. Chiamatelo lager, chiamatelo campo di concentramento, chiamatelo come volete: per ognuno degli episodi verificatisi, in altri contesti sono state aperte inchieste davanti alla Corte europea dei diritti dell´uomo. Qui gli episodi hanno tutti un solo scenario, che li contiene e li esalta. E se a qualcuno non piacciono i termini «sadismo» e «tortura», ci si può limitare a quelli ufficialmente trascritti: a Bolzaneto ci fu una «sostanziale compromissione dei diritti umani fondamentali» delle vittime, costrette a subire «comportamenti inumani e degradanti».

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