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14.10.07

Lavoro repubblica G8, le "dimenticanze" del medico "Era come dopo un terremoto"

Repubblica Genova

Al processo per i fatti di Bolzaneto lungo interrogatorio per Giacomo
Toccafondi, uno dei 45 imputati

G8, le "dimenticanze" del medico "Era come dopo un terremoto"

Una ragazza aveva la mascella fratturata, dall´ospedale non l´avrei
dimessa. Perché non l´ho rimandata al pronto soccorso? Non c´erano i
presupposti
Perché non chiedevo ai pazienti dove si erano fatti male? Forse ho
sbagliato ma per me era ovvio: si trattava di ferite da scontri di piazza
Accusato di trattamenti "inumani e degradanti" il chirurgo ha negato di
aver commesso abusi

MARCO PREVE

Per lui il G8 è stato come un terremoto. E le manganellate erano effetti
naturali ineluttabili, come il crollo di un palazzo o la terra che si
apre. Ma in quattro ore e mezza di testimonianza il medico chirurgo
Giacomo Toccafondi, incalzato dal pm Patrizia Petruzziello, non è riuscito
a diradare i dubbi, sia di natura etica che professionale, che riguardano
il suo ruolo di coordinatore sanitario del carcere speciale del G8
allestito nella caserma di Bolzaneto. Incarico che lo vede tra i 45
imputati portati a giudizio dalla lunga e difficile inchiesta della
Petruzziello e del suo collega Vittorio Ranieri Miniati.
Toccafondi è una figura fondamentale dell´inchiesta. Le accuse nei suoi
confronti - abuso d´ufficio, lesioni, per complessivi 18 capi
d´imputazione - riguardano soprattutto i trattamenti «inumani e
degradanti» cui sono state sottoposte decine di manifestanti. E se a
permetterli sono medici e infermieri, ben si capisce perché Amnesty
International "grazie" al G8 ha potuto inserire l´Italia nei paesi che
violano i diritti fondamentali della persona.
Toccafondi, chirurgo «con specializzazione a pieni voti», un «padre
partigiano nel Monferrato» e la passione per la pistola («La lasciavo
all´ufficio matricola prima di entrare in servizio») ieri ha negato con
decisione le contestazioni dei manifestanti, uomini e donne, che
ricordavano in lui il medico che si permetteva battute («Alla Diaz
dovevano fucilarvi tutti... fai schifo... se non stai zitto ti diamo le
altre»), o che lo hanno indicato come responsabile di maltrattamenti e
angherie.
Meno solida la sua difesa quando le domande dei pm hanno affrontato il
tema dei referti. La posizione della procura è semplice: perché,
nonostante una precisa indicazione in tal senso nelle circolari del
Dipartimento, sulle centinaia di referti di visita nell´infermeria di
Bolzaneto non compaiono mai dichiarazioni dei pazienti? Perché non è stato
loro chiesto di spiegare l´origine di traumi e lesioni?
"Ma per noi era ovvio - replica Toccafondi - Arrivavano dagli scontri di
piazza e quelle erano ferite compatibili. Se c´è un terremoto si sa che le
vittime...".
Il pm Petruzziello sottolinea che a Genova non c´era alcun terremoto, e in
alcuni casi (una lesione alla milza e due traumi testicolari) i pazienti
arrivavano da altri ospedali dove queste patologie non erano state
rilevate, e il sospetto è che fossero invece le conseguenze di pestaggi
all´interno di Bolzaneto.
Eppure, in un caso, il medico coordinatore questo approfondimento lo
compie. È quando rilascia un referto ad un ispettore della penitenziaria:
una contusione per ragioni di servizio.
«Si vede che nei protocolli di medicina esistono visite di serie A o serie
B a seconda delle finalità » sottolinea il pm suscitando la reazione degli
avvocati Sandro Vaccaro e Nicola Scodnik che difendono Toccafondi.
Al medico viene chiesto conto anche di altre circostanze. Perché non a
tutti i pazienti venne misurata la pressione o palpato l´addome? «Venivano
fatte nei casi clinici che lo richiedevano». Perché quando nelle celle a
una giovane detenuta fu spruzzato negli occhi dello spray al peperoncino
lui non fece una relazione di servizio? «Lo dissi ad un tenente dei
carabinieri, pensavo fosse sufficiente».
Perché al primo fermato, arrivato a Bolzaneto con una lacerazione di due
centimetri alla mano, non avete chiesto come se l´era procurata (per il
caso specifico è imputato un poliziotto): «Lui sembrava confuso».
Quando i pm gli fanno notare che a una detenuta venne riscontrata la
frattura del braccio una volta trasferita nel carcere di Pavia risponde:
«Non c´erano i criteri per l´evacuazione perché al momento sembrava una
contusione e a Bolzaneto non avevamo i raggi. E poi una frattura composta
di quel tipo è trattabile anche dopo 5 o 6 giorni».

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