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18.01.04

Lavoro Repubblica: sotto accusa la procura: inchieste parziali

dal Lavoro Repubblica

Sotto accusa la procura: inchieste g8 "parziali"
Sproporzione tra agenti e black bloc

Il Pg mette il dito nella piaga delel inchieste e critica anche la stampa :
"Non solo Bolzaneto e Diaz"

Per la prima volta giudizi interni pesanti sul lavoro dei giudici nelle
delicate indagini


CON schiettezza ed energia veracemente calabresi, Domenico Porcelli
criticato il Lavoro della Procura genovese e delle forze dell'ordine -
colpevoli di aver individuato solo una manciata di Black Bloc ma se l'è
presa anche con la
stampa, che secondo lui avrebbe concentrato l'attenzione - solo sulle
responsabilità di carabinieri e polizia, dimenticandosi dei devastatori
della città. Il procuratore generale ha dedicato quattro stimolanti pagine
della sua relazione ai G8, confermando a modo suo che il vertice
internazionale del luglio 2001 a distanza di due anni e mezzo non si è
ancora chiuso, e continua in vece nelle inchieste, nei processi e nel
dibattito politico. Nel paragrafo dedicato a "Delitti oggettivamente e
soggettivamente politici", Porcelli parte dall'attentato alla questura dei
dicembre 2002 e alle indagini sull'area anarco-insurrezionalista per
ricollegarsi al G8 e alla morte di Cario Giuliani. "Un episodio scolastico
di legittima difesa e/o uso legittimo delle armi, che non lascia margini di
dubbio o materia per speculazioni politiche", dice riferendosi alla morte
dei giovane e rivolgendo "un pensiero solidale al dolore e dei suoi
familiari". Dà atto agli inquirenti di scrupolo e cura, quindi passa alle
inchieste sull'irruzione alla Diaz e i presunti pestaggi nella caserma di
Bolzaneto, ricordando che "i processi non si fanno in piazza ma,
completatele indagini, nelle aule di giustizia". Fin qui, tutto più o meno
prevedibile. Ma le sorprese cominciano poche righe dopo, quando paria delle
.perplessità dei molti che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma di
una città di una folla selvaggiamente devastatrice". Le perplessità,
spiega, sono quelle di chi legge sui giornali "della chiusura delle
indagini condotte su appartenenti alle forze dell'ordine" e si chiede "che
ne è stato degli autori dei saccheggi e della violenza che mise a ferro e
fuoco la città". Ecco pronto il primo attacco: "Sulla stampa, infatti, pare
cogliersi un tentativo, mi auguro inconsapevole, di esorcizzare il ricordo
di quei terribili giorni rimuovendone ogni traccia nella memoria collettiva
con la semplice operazione di addebitare alle forze dell'ordine la
responsabilità di singoli episodi, come se in quei giorni fossero avvenuti
solo la irruzione nella scuoia Diaz e le violenze nella caserma di
Bolzaneto e niente altro".
Dicono che Porcelli sia un fedele lettore di Repubblica, e quindi al
lettore ricordiamo che poco c'azzeccano i giornali, se tra gli imputati il
numero dei poliziotti è triplo a quelli delle Tute Nere Il Procuratore
indirettamente raccoglie e precisa: "In effetti, deve ammettersi che, in
termini proporzionali, le indagini indirizzate nei confronti dei facinorosi
manifestanti non hanno condotto a risultati numericamente apprezzabili". il
prologo alle critiche alla Procura: "E' stato disposto il rinvio a giudizio
di soli 25 manifestanti appartenenti all'area più violenta alla
contestazione, anche se "non era agevole procedere ai riconoscimenti. E
ciò, nonostante l'impegno degli inquirenti e dei pubblici ministeri e l'uso
di sofisticate apparecchiature" Ma il problema è un altro, secondo
Porcelli: "Non può non segnalare un difetto di coordinamento, che pure era
stato richiesto e sollevato con altro filone di indagini, seguito per gli
stessi fatti procura di Cosenza, che si ritenne competente per il reato
associativo la' consumato e non per i reati oggetto o dell'accordo
criminoso realizzati a Genova e in altre città". A Cosenza, dice il
procuratore, sono stati raccolti elementi per poter dire che era stata
creata un'associazione per destabilizzare l'ordine democratico: altrettanto
si doveva fare a Genova, visto che "i disordini del Luglio 2001 erano
obiettivo di strategia destabilizzata nei minimi particolari".

MASSIMO CALANDRI

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