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28.11.03

Liberazione: la procura blocca la fuga verso torino

spinta l'istanza dei legali dei poliziotti. Il comitato delle vittime
rilancia la petizione per per una vera commissione di inchiesta
Diaz, la procura blocca la fuga a Torino


Genovanostro inviatoUna «fuga già vista», dice Lorenzo Guadagnucci dei
tentativi di spostare, da Genova a Torino, il processo a carico dei 73 indagati
in divisa per le violenze e gli abusi della Diaz e di Bolzaneto su almeno 200
persone inermi. L'ipotesi tiene banco da giorni sui media e nei corridoi della
procura. Più ancora delle prime battute del processo parallelo a 26, tra
disobbedienti, anarchici, ultrà e "cani sciolti", accusati di devastazioni e
saccheggio e da cui Berlusconi e il Viminale, costituitisi parte civile,
pretendono un mucchio di soldi per i «danni d'immagine».
Per la cronaca, sembra che la mancata costituzione in parte civile di
Placanica, e degli altri due cc del defender da cui partì il colpo che uccise
Carlo Giuliani, sia dovuta a un ordine del comando generale dell'Arma, forse per
evitare che si possa ricostruire in aula il contesto in cui maturò l'uso delle
armi.

Guadagnucci, che uscì in barella e con le braccia spezzate dal dormitorio
del Gsf, ieri è tornato nella città del Gsf con Bartesaghi, la mamma di Sara, la
ragazza di Lecco desaparecida per tre giorni prima di rispuntare malconcia nel
carcere di Voghera dopo i trattamenti speciali della Diaz e di Bolzaneto.
Insieme a Giulietto Chiesa e altre vittime hanno formato il comitato "Verità e
giustizia per Genova".

Che possano spuntare altre carte false è il loro timore principale. Si
dicono «indignati» ma non entrano nel merito giuridico: «Non vorremmo che si
ripetesse lo schema già visto per altre inchieste», spiegano in una conferenza
stampa al Ducale. «Da sempre - aggiunge Guadagnucci - sfuggire al proprio
giudice naturale è lo strumento principe per depistare, insabbiare, perdere
tempo». Ma, per il rilievo degli indagati, è un contegno difensivo «scandaloso».


Lo Stato, poi «ha già deciso da che parte stare»: il governo ha promosso
quasi tutti i coinvolti (da Gratteri, già capo dello Sco, che è andato a
comandare l'antiterrorismo fino al "riciclaggio" a Trento dell'allora questore
di Genova, Colucci) e si guarda bene, in questo frangente, dal costituirsi parte
civile. «Eppure è proprio lo Stato la prima vittima, prima ancora di chi fu
pestato quella notte», dice Bartesaghi rilanciando la petizione, che ha già
raccolto 3mila firme alla Perugia-Assisi, per una vera commissione di inchiesta
sull'ordine pubblico a Genova e a Napoli, per l'identificabilità delle forze
dell'ordine in piazza, per istituire il reato di tortura, per educare i
cittadini in divisa alla non violenza e per bandire l'uso di gas come il Cs.

Con Guadagnucci e Bartesaghi, il legale di Sara, Riccardo Passeggi, ha
risolto il "giallo" inventato ad arte da Il Giornale per supportare il trasloco
del processo. E' stato pubblicato, infatti, che alcuni interrogatori dei
funzionari di polizia sarebbero stati trascritti da un avvocato del Glf e su
Passeggi è piovuta l'insinuazione di «far pastetta» con la procura. «Teppismo
mediatico», lo definisce il legale annunciando la richiesta di centomila euro di
danni alla testata di famiglia del premier: «C'era il mio nome sui files perché
ho venduto, con regolare fattura, il mio vecchio pc all'assistente del giudice
Ranieri Miniati - spiega - ma le licenze dei programmi originali di software,
tutte a mio nome, non sono mai state convertite».

Intanto in serata la procura ha sgonfiato il caso Pinto. Il magistrato era
stato tirato in ballo dall'allora capo della digos locale, Mortola, che disse di
averlo consultato la notte della Diaz. Né le smentite dello stesso Mortola, né
quelle del suo collega Ferri hanno impedito che i legali degli indagati
provassero a spedire il procedimento a Torino. Ma, con la firma del procuratore
Lalla in testa, i titolari dell'inchiesta spiegano di non aver ravvisato alcuna
notizia di reato e invitano i ricorrenti a spiegarsi meglio e senza «ambigue
premesse» di fronte al Gup.

A separare i 73 indagati in divisa dall'udienza preliminare ci sono ancora
i nuovi interrogatori chiesti da alcuni agenti e la carta Cirami che i legali
sembrano intenzionati a giocare.

Checchino Antonini

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