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01.03.04

Mercantile: il movimento torna in prima linea

dal mercantile

Il movimento torna in prima linea

L'occasione per ritrovarsi, tre anni dopo, è ancora una volta una
protesta: vogliono dire il loro no a chi ha deciso di processare 26
manifestanti, accusandoli di devastazione e saccheggio, durante i giorni
del g8. Processo che si aprirà martedì, ma da ieri il Comitato Verità e
Giustizia, torna "in prima linea" con una serie di manifestazione il cui
obiettivo è, per l'appunto, quello di non dimenticare. Perché quasi sempre
ricordare fa male, ma in certe situazioni è un obbligo. Parte da queste
considerazioni il convegno "Mai più come al g8" tenutosi ieri mattina nella
Sala Rossa di Palazzo Turai che ha aperto la "due giorni" di appuntamenti
che avvicineranno il movimento al processo. I rischi, in questi casi, sono
essenzialmente due: superare quell'atmosfera di reducismo che aleggia e poi
non cadere nella retorica. Ad evitare questi ostacoli il fatto che le
ferite di quel luglio sono ancora vive, ed i punti da chiarire molti. Per
questo, la Sala Rossa è tappezzata di foto e di memoria: le immagini della
caserma di Bolzaneto, il sangue sul pavimento della Diaz, Carlo Giuliani,
la polizia in tenuta antisommossa.
Da una parte la memoria fotografica, dall'altra le testimonianze dirette,
come quella di don Alessandro Santoro, il sacerdote fiorentino che cita don
Milani, l'infermiere che prestò servizio a Bolzaneto e che poi ne ha fatto
un libro, la dottoressa di Trieste che, dopo anni come missionaria in
Africa, volendo dare voce alle tante vittime del terzo mondo, è finito
manganellata in piazza Manin"e con quella botta, mi è caduto in testa anche
lo Stato". E ci sono anche due madri: Enrica Bartesaghi, mamma di Sara una
delle ferite della Diaz, che ha tradotto in un libro tutti quei ritagli di
giornali, i referti medici e pure gli atti delle perquisizioni, ed Haidi
Giuliani che ricorda come, la sua ultima volta in Sala Rossa, risale a
qualche giorno fa "affianco di una trentina di terroristi, accusati di aver
violentato il consiglio comunale". In questo Paese che, come; dice ancora
Haidi Giuliani "vive di memoria corta", il Comitato Verità e Giustizia per
Genova ripropone la raccolta di firme per chiedere la Commissione d'
inchiesta sui fatti del G8.del Genoa Social forum chiede che non passi
inosservato. "Non è mai accaduto nella storia italiana - dice - che per
decine di così detti tutori dell' ordine ci sia una richiesta di rinvio a
giudizio coni accusa pesantissima di aver costruito prove false. false
contro i manifestanti Un atto che Vittorio Agnoletto, ex leader Per loro
chiedo una sospensione cautela tiva". Un' ombra, dicono i promotori del
convegno, la prima. 'E poi la seconda ombra: la costituzione in parte
civile del Comune di Genova al processo contro i 26 ragazzi. La terza
ombra, come detto, è il ricordo. Don Alessandro Santoro, Firenze, prete
nella dura periferia delle Piagge parla di un ritorno a Genova fatto "con i
passi appesantiti dall'amarezza. Sono cambiato da,allora, ho provato
l'aggressione che tanti provano ogni giorno,. giorno dopo giorno. E cita
don Milani: "l'obbedienza è una subdola tentazione'.
Ombre che potrebbero venire cancellati, almeno in parte, da quella
commissione d'inchiesta parlamentare di. cui parlano Francesco Martore,
senatore verde, e Graziella Moscia; parlamentare di Rifondazione che
invocano questa "battaglia di verità", necessaria per abbattere il muro di
gomma ancora esistente. Nessuna autocritica, invece, sulla violenza e sugli
scontri che pure ci furono e che per i no global sono solo colpa di polizia
ed agenti: i black bloc sono estranei al movimento, epperò ribadiscono che
quei 26 alla sbarra da martedì non appartengono al "brocco nero" e così,
uscendo dalla Sala Tursi, più d'uno rivela di essere curioso di vedere casa
celano foto e filmati all'ordine del rinvio a gìudizio dei manifestanti se,
aggiungono, si tratta di episodi estrapolati da una realtà che ha visto il
movimento vittima e non protagonista di atti violenti".
MIRIANA REBAUDO
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Il nonno no global: "Ho ancora i segni"

"Ho visto tutta la mattanza. Se ci penso mi viene da piangere anche in
questo momento. C'erano ragazze e ragazzi che chiamavano la mamma e il
papà. I lamenti erano come quelli degli agnelli che vengono sgozzati".
Arnaldo Cestaro è uno dei simboli della Diaz. Sessantadueenne del
vicentino, in quella tragica notte del luglio 2001 era nella scuola quando
la polizia fece irruzione. "Il primo ad essere pestato, l'ultimo ad essere
trasportato all'ospedale", ricorda lui. Ieri, è tornato a Genova. E ci
rimarrà sino a martedì. Nel pomeriggio ha preso parte alla manifestazione
che si è svolta nel loggiato di piazza Matteotti. Al collo il cartello in
cui erano raccontate tutte le torture che ha subito. "Arrestato numero 18,
colpito violentemente alla testa, gli venivano riscontrate diverse fratture
al braccio destro ed al costato e subiva indebolimento permanente
dell'organo della deambulazione". Operato al Galliera e poi lo scorso anno
a Firenze, Arnaldo, commerciante di materiale ferroso, prossimo alla
pensione, dovrà ora sottoporsi ad un nuovo intervento. Al sit-in di ieri,
però, non era il solo. Con lui un'altra settantina di uomini e donne che i
giorni del G8 li hanno vissuti sulla propria pelle.' Giorni raccontati
attraverso i referti medici riportati su cartelli bianchi e che un ragazzo
ha poi letto a gran voce. -Testimonianze atroci: quelle di; pestaggi
avvenuti nell'infermeria della caserma di Bolzaneto, quelle di ingiure,
canzoni inneggianti al fascio ed a Pinochet. "Ci hanno obbligato a gridare
"Che Guerava bastardo" e poi facevano squillare suonerie dei cellulari con
"Faccetta nera", ricorda la voce, mentre tra i giovani intervenuti non si
parla che della giornata di martedì. "Ci saremo sicuramente - dice, Angelo
Marsiotto 21 anni, studente' universitario Ci saremo perché non deve
vincere lo stato di polizia". "Per non dimenticare": questo il sottotitolo
dell'iniziativa messa a punta dal comitato Verità e Giustizia. Per non
dimenticare il G8, ma anche la più recente guerra in Iraq, raccontata
mediante una lunga serie di fumetti e slogan. Poi i numeri: 330 giorni di
guerra, 544 militari statunitensi morti, 59 britannici, 41 di altre
nazionalità, tra i quali 17 italiani. È poi 15 suicidi e ben 500 marines
rimpatriati per distrurbi mentali. Il bollettino è affisso alle due colonne
centrali del loggiato del Ducale. Feriti: 2666. Morti civili: da 8245 a
10089. Deceduti dalla prima guerra del golfo ad oggi: 1 milione e mezzo di
persone.

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