Home Page

24.07.11

repubblica genova Don Gallo tra la folla "Uniti si vince ancora" RAFFAELE NIRI ALLE 17 e 06 quando Salvatore, il besagnino di via Cantore, decide di tirare nuovamente su la saracinesca, diventa lampante chi ha vinto e chi ha perso. I mestatori, gli acc

Don Gallo tra la folla "Uniti si vince ancora"
RAFFAELE NIRI

ALLE 17 e 06 quando Salvatore, il besagnino di via Cantore, decide di tirare nuovamente su la saracinesca, diventa lampante chi ha vinto e chi ha perso. I mestatori, gli acchiappafantasmi, le cassandre che da settimane soffiano sul fuoco della devastazione imminente, «sono stati seppelliti. Non da una risata. Da una pernacchia».
Mentre, come un salmone vestito da prete, risale la corrente del corteo - «guarda un po´, anche oggi viaggio in direzione ostinata e contraria», ridacchia, citando il suo amico Fabrizio - don Andrea Gallo viene osannato, «manco fossi la Madonna di Fatima». I preti, in fondo, sono uomini di spettacolo e nessuno "sente" la sua gente come questo collante di 83 anni, uno che può andare dagli anarchici («con le budella dell´ultimo prete impiccheremo l´ultimo re») e baciarli, uno per uno, una per una, e farsi baciare e osannare. La testa del corteo è già alla Stazione Marittima quando il Gallo arriva con il suo braccio destro Megu e un po´ di ragazzi della Comunità. Con lo sguardo cerca il camion di "Uniti contro la crisi". La Fiom, ma anche Luca Casarini. Gli dicono che è indietro cinquecento metri. E il vecchio prete, braccato dai ragazzi che vogliono farsi fare una foto con lui, rispettato come si rispettano i Grandi Vecchi, risale il corteo. E´ un applauso continuo, lunghissimo. «Se ci fosse l´elezione diretta del Papa, non ci sarebbe nemmeno bisogno di Primarie, vincerei subito», scherza lui. Se ci fosse l´elezione diretta dello Spirito di questo corteo andrebbe nello stesso modo. Con una scena che pare un film neorealista, mentre lo issano sul camion a manate nel sedere, partono i Dieci comandamenti di De Andrè: «Non avrai altro dio, all´infuori di me, spesso mi ha fatto pensare/ gente diversa venuta dall´Est/ diceva che in fondo era uguale». Lui si mette a cantare a squarciagola agitando una sciarpa della pace, i ragazzi con lui, quando dall´altoparlante lancia un appello "ai lavoratori, ai disoccupati, ai precari che sono tanti e ai poeti che sono pochi: uniti si vince", il filo dei dieci anni trascorsi diventa molto più leggibile.
Un corteo fatto da tanta gente normale e da poche star. Ai cacciatori di volti importanti - e la voglia di fotografare e farsi fotografare con il Personaggio dilaga, a volte in maniera particolarmente fastidiosa - non resta che un solo rappresentante del Parlamento (onore a Mario Tullo, deputato genovese del Partito Democratico che si fa tutto il corteo con lo spezzone della Cgil), parecchi leader sindacali (Landini, Rinaldini, Cremaschi, Miroglio, Bosco), il leader di Sel Nichi Vendola, l´assessore alla Cultura Andrea Ranieri. Ex deputati, tanti: ovviamente la senatrice Haidi Giuliani, ecco Turigliatto e Malabarba, oggi anime di Sinistra Critica, protagonisti nella stagione Prodi. E padre Alex Zanotelli: «Dopo aver salvato sorella acqua, ora dobbiamo salvare madre terra».
Mentre la testa del corteo è già a Caricamento, la coda ha appena superato il Matitone. Passano gli striscioni e sono tanti piccoli cortei nel corteo, tanti spezzoni che - insieme - fanno la storia di questo decennio. La Val di Susa che apre, No Tav e No Gronda, "No al gassificatore di Scarpino", ripubblicizziamo l´acqua pubblica. E poi "un mondo di pace è possibile: no alla guerra", le bandiere gialle di Legambiente ("In marcia per il clima"), l´Anpi di Sampierdarena. Poi un altro tuffo nel passato, lo striscione di Lotta Continua e quella cinquantina di sessantenni che cantano "lotta/ lotta di lunga durata/ lotta di popolo armata/ Lotta Continua sarà". Lotta di popolo armata nel 2011? E´ solo una canzone scritta quasi mezzo secolo fa dal pisano Pino Masi ma per i manifestanti più attempati la scelta di un gruppo di romani e torinesi di resuscitare la vecchia testata - e quindi il marchio di fabbrica - viene accolta più con affetto che con rimpianto. Poi le tantissime bandiere dell´Arci e quelle rosse di Rifondazione. Quando passa lo striminzito cordone del "Movimento degli uomini casalinghi" (un cartello dice "governo del mondo alle donne, governo della casa agli uomini") si capisce che un altro mondo è davvero possibile.

.
.