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21.01.04

Secolo xix: agenti pentiti: A Bolzaneto ci fu violenza

G8, due agenti pentiti rivelano «A Bolzaneto ci fu violenza»
Colpo di scena: confermate le accuse dei manifestanti. Ora l'inchiesta riparte

Genova Botte ai no global arrestati. Spintoni e manganellate «sin da quando scendevano dai cellulari a quando arrivavano nella stanze della caserma di Bolzaneto». Un quadro generalizzato di violenza e sopraffazione. Non è il racconto dei manifestanti finiti in manette durante gli scontri al G8, nel luglio 2001. Sono le dichiarazioni di due "pentiti" tra le forze dell'ordine, tra i quadri della polizia penitenziaria. Racconti che hanno improvvisamente riaperto, quando l'indagine veleggiava ormai verso la conclusione, l'inchiesta sulla caserma trasformata durante il summit dei Grandi in carcere provvisorio.
Dichiarazioni a sorpresa, che hanno cambiato ancora una volta il quadro della situazione. Vagliate nel corso di una drammatica riunione, l'altra sera, nell'ufficio del procuratore della Repubblica Francesco Lalla: presenti tutti i magistrati del pool che indaga sulle violenze ai manifestanti.
Da quelle ammissioni è partita l'ultima tranche di interrogatori che ha toccato l'allora ispettore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Alfonso Sabella (un magistrato, oggi pm antimafia a Firenze) e il generale della polizia penitenziaria Oronzo Doria.
Ma il quadro di un'inchiesta, quadro che muta dopo quasi tre anni di indagini, potrebbe portare con sé una nuova, clamorosa conseguenza. Tutti gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, spediti fino a oggi ai difensori degli indagati, dovranno essere notificati una seconda volta. E questo potrebbe portare a un'ulteriore dilatazione dei tempi.
Le ammissioni dei "pentiti" (la cui identitàè celata con cura dai pm dell'inchiesta) sono state vagliate; confrontate con i tempi e le presenze nella struttura di Bolzaneto; messe a confronto con altre dichiarazioni. «Ne emerge - confida un magistrato - un quadro molto diverso da quello descritto in maniera concorde fino a oggi dalle forze dell'ordine: una situazione in cui tutto aveva funzionato alla perfezione, come una macchina ben oliata, e dove c'era stata al massimo qualche distorsione dovuta all'affollamento». Cambia così anche il quadro delle responsabilità.
Alfonso Sabella, che dopo il G8 era stato prodigo di dichiarazioni sul caso Bolzaneto («Non ho notato alcuna anomalia, non ci sono state violenze») ora è riservatissimo sul contenuto dei colloqui con i colleghi-"inquisitori" di Genova. Dalla sua stanza, dove si è confidato con i collaboratori, trapela solo un riferimento. Un interrogatorio dello scorso 7 novembre, a Palermo, quando i magistrati genovesi hanno ascoltato due agenti della penitenziaria in servizio all'Ucciardone. Agenti che, nei giorni del G8, erano a Genova. Da quel giorno, nel muro di silenzio sui fatti di Bolzaneto, si è aperta una crepa.

Marco Menduni
21/01/2004

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