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27.06.04

Secolo xix: anche noi vittime del g8

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«Anche noi vittime del G8»
Via all'udienza preliminare contro 29 poliziotti. Una maratona a porte
chiuse complicata dall'assenza di uno degli indagati più importanti
Altre richieste di parte civile per le botte alla Diaz
Genova. Dei 29 indagati eccellenti, tutti dirigenti e alti funzionari di
polizia, solo sedici erano presenti ieri mattina all'udienza preliminare
fissata per decidere se dovranno essere rinviati a giudizio. I fatti sono
quelli avvenuti nell'ambito del G8 genovese nella notte tra il 20 e 21
luglio 2001 e sono legati alla violenta incursione delle forze dell'ordine
all'interno della scuola Diaz, allestita come ricovero notturno per i
manifestanti. Tredici gli indagati che hanno preferito non presentarsi.
L'udienza, la prima delle trenta sedute già fissate sino al prossimo
ottobre, è iniziata alle nove del mattino e si è conclusa poco prima delle
17. Il giudice Daniela Faraggi l'ha rinviata a sabato prossimo per dare il
tempo agli avvocati dei difensori di prendere visione delle varie
costituzioni di parte civili. Oltre ai 93 no global, che secondo l'accusa
sono stati brutalmente pestati dai poliziotti, si è costituita una ventina
di altre persone tra cui gli appartenenti all'associazione giuristi
democratici, a Radio Onda Rossa, parte degli occupanti della scuola
Pascoli, alcuni medici e infermieri e anche la presidente del Comitato
Verità e Giustizia per Genova, Enrica Bartesaghi, per le ferite riportate
dalla figlia Sara.
Un'udienza complicata, quella iniziata ieri mattina dal punto di vista
tecnico e molto attesa dai vari no global vittime dell'assalto, visto che
si deve decidere se processare 29 super poliziotti: quelli accusati di
aver dato ordine a loro subalterni di picchiarli a sangue. Vittime e
(presunti) carnefici ieri si sono trovati accanto, quasi gomito a gomito,
nell'aula bunker al sottopiano del palazzaccio di Piccapietra. Un'udienza
complicata, per l'elevato numero degli imputati e delle parti civili.
A renderla ancora più complessa il grave incidente stradale in cui è
rimasto gravemente ferito uno degli indagati più importanti: l'ex
vicequestore di Roma, Massimiliano Di Bernardini, 38 anni, attualmente
responsabile della sezione rapine della squadra mobile di Roma. Di
Bernardini è il poliziotto che per primo disse di aver visto le due
bottiglie molotov nella mani di un altro indagato Pietro Troiani. Le due
bottiglie incendiarie, secondo l'accusa, erano state messe nella scuola
dalle stesse forze dell'ordine per giustificare l'arresto e il pestaggio
dei 93 no global. E' evidente che la testimonianza del vicequestore romano
viene ritenuta indispensabile per far luce sulla delicatissima questione
delle false molotov. Si riparlerà del suo caso il prossimo 20 luglio -
casualmente a quattro anni esatti dai fatti - e si deciderà in base alle
condizioni di salute dell'indagato.
Le accuse nei confronti dei 29 poliziotti vanno dal falso ideologico
all'abuso d'ufficio, dalle lesioni alla calunnia: reati che avrebbero
commesso nel dormitorio del Genoa Social Forum allestito all'interno della
scuola. Le forze dell'ordine erano dirette da Vincenzo Canterini ex capo
del reparto mobile di Roma, che ieri era rappresentato dal suo avvocato
Silvio Romanelli, ma non era presente all'udienza.
Erano invece presenti Francesco Gratteri, ex capo del Sco: Servizio
centrale operativo, difeso dagli avvocati Luigi Li Gotti e Giuseppe Gallo,
Giovanni Luperi, all'epoca vice comandante dell'Ucigos, Gilberto
Caldarozzi, vice direttore Sco.
Un altro importante episodio contestato ad alcuni indagati riguarda la
coltellata che un ignoto manifestante avrebbe inferto al giubotto
antiproiettile dell'agente Massimo Nucera, anche lui difeso dall'avvocato
Romanelli e assente all'udienza: i tagli, secondo i pm Enrico Zucca,
Francesco Albini Cardona, Patrizia Petruzziello e Francesco Raineri
Miniati, se li sarebbe fatti da solo usando un coltello. Ci sono poi
ancora le firme sui verbali di arresto dei manifestanti di cui devono
rispondere altri imputati tra cui Spartaco Mortola, ex dirigente della
Digos di Genova, Nando Dominici, ex capo della squadra mobile, Salvatore
Gava e Filippo Ferri, tutti presenti ieri nell'aula bunker. L'udienza è
stata rinviata dunque a sabato prossimo: l'onorevole Alfredo Biondi però
ha già annunciato che chiederà un ulteriore slittamento per suoi impegni
parlamentari all'Aja.
Lo stesso Biondi è stato protagonista di un curioso siparietto finale:
avendo notato che alcuni rappresentanti delle parti civili sfoggiavano
canottiere, l'avvocato si è rivolto al giudice chiedendo se tutti,
dall'udienza successiva avrebbero potuto «mettersi in libertà», visto che
il caldo è sentito da tutti. La dottoressa Faraggi ha emesso allora
un'ordinanza nella quale si dice che ognuno potrà entrare in aula vestito
come vorrà.
Elisabetta Vassallo
27/06/2004

Il no global più anziano a Gratteri «Guarda le immagini, così mi avevate
ridotto»
E' arrivato a Genova con la sua foto sulla sedia a rotelle, braccio e
gamba ingessati, e ieri mattina in aula si è presentato davanti a
Francesco Gratteri, durante il G8 responsabile del Servizio centrale
operativo, gli ha dato la mano e, mostrandogli la foto, gli ha detto: «Io
la ringrazio molto per come i suoi uomini mi hanno ridotto». Arnaldo
Cestaro, 65 anni, vicentino (foto), era giunto a Genova per partecipare
alla manifestazione pacifica ed era finito alla Diaz perché non sapeva
dove dormire: ne uscì pesto. Ieri è tornato per far valere le sue ragioni.
27/06/2004

Fuori dal Palazzo, tutto tranquillo manifestazione pacifica con Pinocchio
Un Pinocchio, alto come un uomo, col suo naso lungo lungo per commentare
il comportamento della polizia durante il G8 genovese. Il burattino ieri è
diventato simbolo dei no global, la maggior parte dei quali stranieri, che
sono giunti a Genova per la loro manifestazione pacifica. Alcuni dei
partecipanti al sit-in (foto) avevano al collo un cartello con le foto
delle mura della scuola Diaz imbrattate di sangue e con sotto una
didascalia: "notte cilena". Altri avevano cartelli riportanti i referti
medici delle lesioni subite dentro la scuola.

Quattro indagati revocano La Russa
Quattro indagati hanno revocato l'onorevole An Ignazio La Russa nominando
al suo posto l'avvocato milanese Piero Porciani. Rispondendo a proposito
ai giornalisti Alfredo Biondi ha rilasciato un commento al vetriolo:
«Perché La Russa è un avvocato? Avrà ritenuto che la sua presenza
squilibrava il processo». Poi parlando del suo assistito Pietro Troiani ha
aggiunto: «Il reato di cui lo si accusa non sussiste».


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