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13.10.05

secolo xix: G8 evitiamo il colpo di spigna

G8: «Scongiuriamo il colpo di spugna»
Accorato appello del pm Morisani in apertura del procedimento per le presunte violenze nella caserma di Bolzaneto
Gli imputati sono 45, 290 le parti offese, 600 i testimoni: c'è il rischio della prescrizione

Genova «Non possiamo permettere che questo processo finisca con un colpo di spugna. Si tratta di un procedimento di interesse internazionale del quale dobbiamo rendere conto ad altre nazioni e a diverse ambasciate che se ne occupano da quando ebbero luogo i fatti del G8. Dobbiamo dimostrare il livello di civiltà e di democrazia del nostro Paese».
Una presa di posizione durissima, quella espressa ieri mattina dal sostituto procuratore aggiunto Mario Morisani nella sovraffollata aula dove, in condizioni disumane, è iniziato e poco dopo rinviato il processo ai 45 poliziotti, carabinieri, guardie carcerarie e medici imputati per gli abusi e le violenze subite dai giovani manifestanti detenuti nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio 2001. Un intervento, quello di Morisani, durato pochi minuti, pronunciato a braccio, ma con tale decisione da colpire dritto nel segno. «In questo processo - ha continuato il pubblico ministero - sono ipotizzati reati estremamente gravi per il contesto in cui sarebbero accaduti e per il numero di parti offese. Ma per quei reati sono previste pene non gravi che comportano termini di prescrizione brevi. Secondo i calcoli fatti da me e dai pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Raineri Miniati, saranno necessarie almeno 250 udienze. Un iter mastodontico destinato a durare anni. Ma il tribunale di Genova deve dare una risposta, raggiungendo la sentenza di primo grado, anche se non ci possiamo illudere che questo processo arrivi ai tre gradi di giudizio. Dobbiamo riuscire almeno con la prima sentenza a dire se i fatti che provocarono un impatto devastante sulla città, sulla società civile nazionale e internazionale, sono davvero avvenuti come descritti dai testi e dalle parti lese. E' una sentenza attesa dalla società civile».
Appena terminato l'intervento di Morisani, in aula ha preso la parola il presidente della terza sezione Renato Delucchi, il quale ha sottolineato di condividere in pieno quanto espresso dal magistrato e ha garantito che il tribunale farà tutto il possibile per giungere ad un verdetto prima che sopravvenga la prescrizione. Senza considerare il disegno di legge ex Cirielli, non ancora approvato, che potrebbe rendere i tempi ancora più ristretti, ha spiegato ancora Morisani, i reati ipotizzati nel processo si dovrebbero prescrivere nel gennaio del 2009. «Le udienze dovranno essere spalmate - ha aggiunto il magistrato - in tre anni. Non certo un'impresa facile vista la mole di lavoro. Questo per non correre il rischio di trovarci a dover sospendere il processo per intervenuta prescrizione. Lo Stato non deve permettere che succeda una cosa simile».
Il sostituto procuratore aggiunto ha anche parlato delle condizioni incivili in cui si è costretti a lavorare. Il mastodontico processo sugli abusi avvenuti nella caserma di Bolzaneto si svolge nell'aula d'Assise al quinto piano del palazzo di giustizia. L'aula bunker, l'unica di dimensioni adeguate, non sarà agibile sino a gennaio perché sono in corso lavoro di ristrutturazione. «Impensabile - ha detto il pm - ospitare un procedimento con 45 imputati, 290 parti offese e 600 testimoni, in uno spazio assolutamente inadeguato. Gli avvocati non hanno neppure lo spazio per posare le loro carte e in aula manca l'aria». Il pm ha aggiunto che occorre un'altra sistemazione, anche fuori dal palazzone di Piccapietra.
Durante l'udienza di ieri mattina è stato depositato l'elenco delle parti civili: oltre alle 209 già costituite durante l'udienza preliminare, se ne sono aggiunte un'altra trentina. Poi il processo è stato rinviato al 3 novembre. Una delle prime decisioni che dovrà prendere il tribunale sarà quella di indicare o meno tre ministeri come responsabili civili. Le parti lese, infatti, hanno chiesto un risarcimento per i danni fisici e morali e hanno indicato, per ottenere tale risarcimento, il ministero degli Interni, della Difesa e della Giustizia.

Elisabetta Vassallo
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Buco nero sul G8

La maledizione del G8 di Genova continua. Il sangue e le lacrime che hanno impregnato quei folli giorni di scontri e barricate per le vie della città, nel luglio 2001, sembrano essersi trasformati, da quando sono iniziati i relativi processi contro i manifestanti e le forze dell'ordine, in un eterno stillicidio di clamorose polemiche. L'ultima, pesantissima, è arrivata ieri, sulla scia delle parole pronunciate da uno dei pm del G8, Mario Morisani. Il sostituto procuratore genovese ha paventato il rischio che il processo per i fatti di Bolzaneto possa concludersi con un «colpo di spugna e questo non possiamo permetterlo. Si tratta di un procedimento di interesse internazionale, del quale dobbiamo rendere conto ad altre nazioni e a diverse ambasciate. Dobbiamo dimostrare il livello di civiltà e di democrazia del nostro Paese». Il rischio è determinato da vari fattori. In primo luogo, l'imponenza dei fascicoli: ci sono 45 imputati, 290 parti offese e 600 testimoni. Potranno essere esaminati processualmente solo dopo almeno 250 udienze. Un iter lunghissimo, che impegnerà per anni. Ci sono tutte le condizioni perché la vicenda finisca inghiottita dal buco nero delle prescrizioni. Circostanza che potrebbe ancora più facilmente verificarsi se fosse approvata l'ex Cirielli. Per di più, il dibattimento si dovrà svolgere fino alla fine dell'anno in un'aula assolutamente inadeguata per dimensioni e capacità logistiche di servizio. L'aula bunker sarà forse agibile a partire da gennaio.
Il lavoro dei magistrati genovesi, impegnati in prima linea sul fronte del G8 tra mille difficoltà, assediati dalle opposte pressioni esterne, non solo politiche, meriterebbe più attenzione, più rispetto, più sensibilità. Il vero rischio che si nasconde dietro una possibile prescrizione dei gravi reati commessi in quei giorni, da una parte e dall'altra, è che il G8 del 2001 diventi pretesto di conflitti politici e scontri sociali ancora per molti mesi, per molti anni. Il vero rischio è che l'unica, vera, definitiva condanna che si dovrà ricordare, a proposito di quegli strani giorni, sarà per Genova, che non potrà mai vedere rimarginata quella ferita.

onofrio@ilsecoloxix.it

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