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17.11.05

Secolo xix: Ho visto prendere a calci in testa una ragazza

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«Ho visto prendere a calci in testa una ragazza»
G8, drammatica udienza al processo per l'irruzione della polizia alla
scuola Diaz. Il racconto di un giornalista
L'inviato del Resto del Carlino: «Stavo dormendo, gli agenti hanno
iniziato a picchiare»

Genova Ha spiegato come è stato picchiato brutalmente dai poliziotti
mentre stava dormendo nella palestra della scuola Diaz. Ha raccontato più
volte delle manganellate ricevute sulle braccia, talmente violente che in
una zona dell'avambraccio si scorgeva l'osso. Ha detto con voce rotta
dall'emozione che uno di quei poliziotti che indossava una divisa scura e
l'elmetto, aveva sferrato un violento calcio sul viso alla ragazza che si
trovava accanto a lui. Un racconto da brividi quello reso ieri mattina in
aula dal giornalista del Resto del Carlino di Bologna Lorenzo Guadagnucci,
testimone nel processo a carico di 29 poliziotti imputati di lesioni gravi
e violenza privata durante l'irruzione nella scuola Diaz durante il G8 nel
luglio 2001.
Il giornalista rimase ferito, ebbe quaranta giorni di prognosi, e porta
ancora sulle braccia i segni di quell'assurda aggressione. E durante una
testimonianza di cinque ore, ha rispoto alle domande dei pm Enrico Zucca e
Francesco Albini Cadorna, e al controinterrogatorio della difesa. In aula
non era presente nessun imputato.
Particolare emozione ha suscitato la proiezione della fotografia che
ritraeva Lorenzo Guadagnucci a torso nudo con tutte e due le braccia
maciullate dai colpi ricevuti e la schiena martoriata dalle percosse: una
delle ferite era a forma arrotondata. «Dopo una quindicina di giorni dal
pestaggio - ha spiegato in aula il giornalista a questo proposito - mi ero
recato da un dermatologo proprio per fare vedere quella strana ferita che
faticava a rimarginare. Il medico mi disse che una lacerazione simile può
essere prodotta soltanto da una bruciatura di fonte elettrica:
evidentemente chi mi ha colpito aveva un manganello che emanava tensione
elettrica».
Guadagnucci si trovava in quei giorni a Genova perché seguiva per il suo
giornale i cortei e le manifestazioni dei no global. Raggiunse come molti
giovani la scuola Diaz per trovare rifugio durante la notte e si sistemò
nella palestra. «Eravamo in molti e c'era un vociare di sottofondo - ha
raccontato - per cui più che prendere sonno, mi trovavo nel dormiveglia.
Ad un certo momento, era quasi mezzanotte, sentii un gran rumore. Vidi
numerosi poliziotti entrare, non saprei dire un numero preciso: erano
parecchi. Indossavano una divisa scura e un casco azzurro: come furie si
sono avvicinati ai ragazzi mezzi addormentati e hanno iniziato a
picchiare. Me ne sono trovati due davanti: non ho fatto tempo ad alzarmi.
Hanno incominciato a prendermi a mangallenate sulle braccia. Non sono
riuscito a realizzare che attrezzo usassero: ho sentito la pelle che si
strappava. Ho visto uno di loro dare un calcio in faccia con una scarpa
pesante, di quelle di ordinanza, ad una ragazza seduta vicino a me. Quando
se ne sono andati è arrivato un altro poliziotto: indossava una camicia
bianca con le maniche rimboccate e sopra un giubbotto con scritto polizia
e, naturalmente, l'elmetto. Come una furia, senza ragione ha iniziato a
picchiarmi col manganello sulla schiena. Con tale violenza che poco dopo i
suoi colleghi lo hanno fermato: Basta, basta, gli hanno detto, fermati!»
Guadagnucci ha raccontato ancora di aver udito ragazzi e ragazze che
piangevano, imploravano aiuto, feriti e terrorizzati. «Sentivo anche dalle
scale arrivare urla dai piani superiori - ha aggiunto - Poi sono arrivati
infermieri e ambulanze».
Guarducci ha spiegato che mentre lungo i cortei aveva visto i black bloc
vestiti di nero, nella scuola non ce n'era traccia. Ha aggiunto che mentre
lo portavano via in barella, scorse nel cortile alcuni dirigenti di
polizia - almeno a lui parvero tali - in giacca e cravatta, che
confabulavano e parlavano al telefonino. La mattina dopo, in ospedale, il
giornalista lesse sul Corriere della Sera il suo nome tra gli arrestati.
Poco dopo arrivarono i poliziotti della penitenziaria e gli sequestrarono
cellulare, portafogli e documenti. Era accusato di resistenza a pubblico
ufficiale, devastazione e saccheggio. Poi è stato prosciolto. L'udienza
riprenderà questa mattina.
Elisabetta Vassallo
17/11/2005

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