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02.06.04

Secolo xix: quei no gloabl li avrei manganellati

Un testimone al processo G8 «Quei no global li avrei picchiati col manganello»


Genova.«Se avessi avuto a disposizione un manganello li avrei pestati io
quei ragazzi vestiti di nero che devastavano tutto quello che capitava,
mentre le forze dell'ordine non arrivavano». Questo lo sfogo pronunciato
ieri nell'aula bunker da una signora chiamata a testimoniare dai pubblici
ministeri Anna Canepa e Andrea Canciani. Il processo è quello ai 25
no-global accusati di devastazione e saccheggio durante il G8 genovese e
quella di ieri mattina è stata la dodicesima udienza. La donna che abita
alla Foce ha raccontato al tribunale presieduto da Marco Devoto, i
danneggiamenti ai quali si trovò ad assistere tra il 20 e il 21 luglio del
2001. Ha detto che una parte dei manifestanti, molti dei quali erano
vestiti di nero, devastarono una finanziaria e una banca. Un gruppo di
persone, che prendevano parte alle manifestazioni in maniera pacifica,
tentò di fermarli ma ogni sforzo fu inutile. La teste ha poi raccontato:
«Il gruppo di giovani vestiti di nero incendiò alcune auto, una delle quali
venne spinta in fiamme contro il garage del mio palazzo , dentro il quale
si trovano le caldaie. Se i vigili del fuoco non fossero intervenuti in
tempo, l'edificio sarebbe saltato in aria».
Nonostante quell'aggressione però, ha sostenuto la donna, «le forze
dell'ordine che erano schierate poco lontano non intervennero. Se avessi
potuto, li avrei strozzati con le mie mani».
Sulla poltrana dei testimoni è stato poi chiamato l'ex direttore del
carcere di Marassi, Angelo Manes e dopo di lui l'ex comandante delle
guardie carcerarie Antonio Chessa: a tutti e due è stato chiesto di
raccontare i disordini che ebbero luogo sul piazzale davanti al carcere.
Chessa ha detto che la polizia aveva escluso che Marassi fosse un obiettivo
dei manifestanti. «Ho visto un gruppo di ragazzi giungere nel piazzale e
attaccare il carcere con una sassaiola. Ma io ero sulle mura e non vedevo
le porte del carcere che, comunque, mi risulta fossero state incendiate con
alcune molotov. Mi ero accorto che i carabinieri, schierati sotto il
carcere con tre blindati, erano andati via». Meno preciso sui tempi e sulle
modalità Angelo Manes, tanto è vero che il pm Canciani gli ha contestato
dichiarazioni differenti, per quel che riguardava la durata dell'assalto al
carcere, rispetto a quelle rilasciate precedentemente. Manes ha ribadito
che si trovava all'interno delle mura della prigione e che non poteva
rendersi conto con esatezza di quello che accadeva al di fuori.


Elisabetta Vassallo

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