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18.01.04

secolo xix: sferzata sul G8

SFERZATA SUL G8
MARCO MENDUNI

La sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, per la seconda
volta consecutiva, alimenta discussioni e disorienta l'uditorio. Le sue
parole sono tanto intrise di autonomia di giudizio che non si possono
incasellare negli schemi tradizionali: destra, centro, sinistra. E non fa
rimpiangere come qualcuno aveva temuto il suo predecessore, un gigante
della magistratura italiana come Nicola Marvulli, oggi primo presidente
della Cassazione. Così Porcelli è durissimo con il governo, con Berlusconi,
con la politica che dà l'assalto alle istituzioni. Però quest'anno il
settantunenne pg dà una lavata di capo, imprevista e inattesa, alla procura
della Repubblica. E sferza le indagini sul G8. Che cosa sostiene Porcelli?
Primo: che i pm genovesi non si sono raccordati con i colleghi di Cosenza.
I quali avevano risultanze che al G8 del 2001 si fosse realizzato un vero e
proprio progetto eversivo contro le istituzioni. Non solo saccheggi e
devastazioni, ma una sorta di golpe mignon. Secondo: che le indagini hanno
messo sotto accusa le forze dell'ordine per le vicende della Diaz e di
Bolzaneto hanno viaggiato spedite. Chi ha sbagliato deve pagare, sostiene
il pg, ma alle forze dell'ordine va sempre e comunque la gratitudine della
gente. Ma le inchieste che avrebbero, invece, dovuto incastrare i black
bloc, i violenti delle strade, hanno portato risultati modesti. Tanto che
la gente della strada si chiede: perché, a tre anni di distanza, chi ha
vandalizzato Genova non ha ancora un nome? Terzo: persino la stampa,
sostiene Porcelli, in tutta la vicenda G8 ha cercato di esorcizzare quei
giorni concentrandosi sulle violenze delle forze dell'ordine alla Diaz e a
Bolzaneto, «come se in quei giorni non fosse avvenuto null'altro». E'
un'opinione. Se ne può discutere. Ma non pare, in questa circostanza, un
fatto oggettivo. La stampa, nella sua pluralità di voci, di opinioni, di
approfondimenti, ha scandagliato tutta la vicenda G8, nessun argomento
escluso. Il richiamo alla Procura della Repubblica, per il modo in cui sono
state condotte le indagini sui violenti e gli scontri di piazza, suggerisce
invece alcune considerazioni. Sicuramente anche all'interno della
magistratura ci sono state spaccature (i giudici preferiscono chiamarla
dialettica) sulle vicende del G8. C'è chi ha contestato la ripartizione
delle competenze: un gruppo che indaga sulla polizia, l'altro sui
manifestanti, come se i reati non fossero comunque tali a prescindere da
chi li ha commessi. L'inchiesta sul G8 ha trovato un suo intimo equilibrio
solo quand'è giunta al traguardo. Lo sprone del procuratore Porcelli può
essere interpretato, in questo momento, proprio come una sollecitazione,
per quanto critica. Le sue parole, ancora una volta, ribadiscono un
concetto: la giustizia è al servizio della gente. Che vuole sicuramente
sapere se un poliziotto o un carabiniere ha abusato della divisa, ha
costruito false prove, ha picchiato degli indifesi. Ma vuol sapere anche
chi ha portato la devastazione nelle strade della propria città.

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