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18.11.07

secolo xix «Una prova di democraziasmentite le cassandre»

secolo xix

«Una prova di democraziasmentite le cassandre»
i commenti
Molti assessori in corteo. Il sindaco: dai negozi chiusi l'unico dispiacere
ALLE 18,30 il sindaco Marta Vincenzi tira un sospiro di sollievo. «Mi sento come se avessimo contribuito a ridare onore sia alle forze dell'ordine sia ai manifestanti. Èâ??stata una straordinaria manifestazione di democrazia». La giornata non è ancora terminata, ma il sindaco scioglie gli indugi e si rivolge al centro destra: «Sono state pesanti e sbagliate le parole di chi ha tacciato le autorità di irresponsabilità per aver permesso questa manifestazione. Semmai dispiace che molti negozi siano rimasti chiusi, spero che sia l'ultima volta. Era un'opportunità per ricostruire la fiducia anche con loro».
La paura che la manifestazione si trasformasse in un replay del saccheggio e delle devastazioni del luglio 2001 ha avuto un costo per il Comune, almeno 200 mila euro tra straordinari, uomini e mezzi al lavoro. Nel corso della giornata sono stati impegnati cento vigili con 25 auto e 30 moto, 60 addetti dell'Amiu con 2 autogru, 6 spazzatrici, 15 porter, 4 compattatori. Nella notte 50 addetti con 30 mezzi e 6 spazzatrici e ancora due pianali e 5 gru hanno risistemato i cassonetti dell'immondizia. L'operazione di pulitura delle scritte, quel «dieci, cento,mille Raciti» che oltre ai muri ha infangato il corteo, sarà completata oggi in giornata. «La democrazia ha un prezzo - ha commentato Vincenzi - e considerato come sono andate le cose credo sia giusto pagarlo».
Nel corteo Vincenzi non c'era. E neppure in piazza De Ferrari. È rimasta tutto il giorno nel suo ufficio, al sesto piano di palazzo Albini, in collegamento con la questura e con gli uffici del Matitone. «Non sono scesa in piazza, ma ho fatto ciò che il sindaco deve fare per favorire la manifestazione».
Le cifre come al solito sono un balletto. C'é chi dice 40 mila, chi 50 mila chi, come don Gallo, giura su 100 mila. «Qualunque siano le cifre questa manifestazione è stato un segno di grande maturità e serietà» sottolineano Massimiliano Morettini e Gianfranco Tiezzi, entrambi assessori comunali, entrambi Pd. Insieme hanno percorso la città, dalla Stazione Marittima a piazza De Ferrari. Erano lì, tra i manifestanti, a titolo personale, ognuno con la sua storia alle spalle. Come la collega di giunta Maria Rosa Zerega: «Ero nel corteo del G8 nel 2001, ora sono scesa in piazza perché penso che la commissione parlamentare su quei giorni sia indispensabile». Tra i manifestanti anche gli assessori Bruno Pastorino e Carlo Senesi oltre al deputato del Pdci Aleandro Longhi.
Nicolò Scialfa, vice presidente del consiglio comunale e indipendente di uniti a sinistra, non solo ha partecipato al corteo, ma era sul camion di testa, alla destra di don Gallo. «È andato tutto bene alla faccia delle Cassandre». Schierata al gran completo Rifondazione comunista con l'assessore regionale Franco Zunino, l'ex Marco Ferrando, il consigliere regionale Marco Nesci e il capogruppo in consiglio comunale Antonio Bruno, accompagnati dai figli che al tempo del G8 avevano 10 e 11 anni. «I capi d'accusa di devastazione e saccheggio non sono stati applicati mai dal dopoguerra e 16 anni di carcere in Italia non li sconta neppure un omicida» arringa Nesci. «Una sentenza del genere rischia di essere un pericoloso precedente»osserva dalla testa del corteo Andrea Agostini, uomo immagine di Legambiente. Da casa anche Matteo Rosso di Forza Italia si punta una medaglia sul petto: «Dateci atto che l'aver tolto i gazebo per la raccolta di firme contro il Governo è stato un gesto di serietà per evitare scontri».
Alessandra Costante

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Arriva il corteo, tutti a casa col naso all'ingiù
In molti hanno seguito il corteo dalle finestre. I commercianti: un danno enorme
A UN PASSANTE che avesse perso la cognizione del tempo, l'immagine della città ieri era quella di una normale domenica mattina. Magari nel bel mezzo di un ponte festivo. Saracinesche abbassate, poca gente in giro, traffico scarso. Qualche bar aperto. Vie e piazze del centro eccezionalmente prodighe di parcheggi. Peccato che non fosse domenica, ma un sabato invernale a ridosso della forsennata corsa natalizia allo shopping. Un sabato che ha lasciato l'amaro in bocca a quei negozianti che, alla fine, hanno deciso di accantonare i timori della vigilia.
Il ricordo della follia del G8, che ancora brucia sulla pelle dei genovesi, ha fatto comunque il vuoto. Di vetrine accese, in molte strade del centro. Di pedoni, auto e clienti da via XX settembre al centro storico, da piazza Dante a De Ferrari. Vuoti quasi tutti i negozi rimasti aperti, affari in crollo verticale.
La paura degli "effetti collaterali" dell'imponente corteo no global, che ieri ha percorso gli otto chilometri che separano la stazione marittima da piazza De Ferrari per chiedere ancora una volta verità e giustizia sui fatti del 2001, ha prevalso sull'invito a non rinchiudersi in casa lanciato dalle istituzioni. In particolare dal sindaco Marta Vincenzi: «Sabato deve essere una giornata tranquilla, di festa. Perché non c'è alcun pericolo di incidenti». La realtà ha dato ragione al sindaco. Ma i genovesi, spaventati dall'idea di eventuali scontri, si sono tenuti in massa lontani dal centro. Seguendo l'evoluzione della manifestazione in tv oppure, quelli che abitano sulle strade percorse dal corteo, restando affacciati alle finestre di casa.
E' stata una giornata a due velocità, sul piano commerciale. Più vivace la mattina, decisamente depresso il pomeriggio, quando i manifestanti hanno cominciato a muoversi e poi a marciare dalla Stazione marittima a De Ferrari. Tanto che, dopo la pausa pranzo, qualche negozio ha deciso in tutta fretta una chiusura non programmata. «Non per paura del corteo, ma perché oggi è un deserto», dice Claudia, commessa del negozio di calzature "Sergio Vezzoni", che ha abbassato le saracinesche alle 16 di ieri. «Tenere aperto è solo un costo, visto che non entra proprio nessuno», ribadisce Claudia. In realtà, ieri pomeriggio in via XII Ottobre i passanti si contavano sulle dita di una mano. Il "Moody" era aperto per finta: luci accese, barman e camerieri all'interno, ma porte saldamente chiuse da catene con lucchetti. Le chiusure si sono concentrate soprattutto in via Ceccardi e via Fieschi. «Un sabato buttato via», si lamenta Mauro Varicosi, dipendente di "Chiesa abbigliamento" in via Ceccardi: «Il calo degli incassi supera il 90 per cento. Un danno spaventoso. Le istituzioni non avrebbero dovuto autorizzare un corteo di questo genere di sabato, una giornata vitale per i negozi». L'altro punto vendita aperto nella strada è"Prenatal", dove sta per entrare una giovane coppia con figlio di tre anni: «Veniamo da Savona, non ci aspettavamo una desolazione simile, adesso ce ne torniamo a casa», spiega Alessandro, impiegato. Alberto e Flo Cabassi, titolari dell'omonimo negozio di via Fieschi, la prendono con filosofia: «Siamo qui per spirito di servizio, gli affari andranno meglio un altro giorno».
Non va meglio in via XX Settembre dove, pure, molte saracinesce sono rimaste aperte. «A quest'ora avevamo già fatto l'incasso della giornata, invece siamo quasi a zero», diceva alle 17 di ieri Adriana Sulas, responsabile della camiceria Vitali. «Domenica mattina abbiamo molti più clienti», fanno eco alla Mondadori. Eppure, la mattina era densa di fiducia. «Se non lavoriamo il sabato... - commenta Laura Sipsz, responsabile del negozio Max Mara - Questa mattina (ieri ndr) si è vista parecchia gente. Non credo che la manifestazione creerà problemi».
Regolarmente aperto anche H&M: «Abbiamo aumentato il personale di sicurezza ma siamo convinti che tutto andrà per il meglio», spiega Cristiano Ascani, responsabile della sicurezza. Anche al McDonald's l'atteggiamento era notevolmente positivo: «Non abbiamo avuto disposizioni particolari dalla sede, se ci saranno guai decideremo il da farsi», assicura Roberta Galasso, responsabile del turno del mattino. Stesso discorso da Promod dove un bodyguard vigila all'ingresso, e da Ricordi in via Fieschi: «Nessun ordine di chiudere - dice Massimo, alla cassa - sono convinto che non succederà nulla.
Vincenzo Galiano
Isabella Villa

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n piazzamusicae birra
la festa
NERO D'AVOLA e barbera a 50 centesimi il bicchiere che rubano la scena alle solite birre, lo striscione del Bar Clandestino ritirato fuori a sei anni dal G8, gli scalini del Ducale che sembrano un mercatino di paese con quelli di Altragricoltura a mettere in bella mostra miele, salsine e salamini.
I 50mila arrivano alla spicciolata, in piazza De Ferrari, la occupano in ogni punto e si stringono per il freddo. Lo stesso motivo che ha fatto accelerare il passo e arrivare prima del previsto a iniziare e finire la manifestazione conclusiva. Nel programma si dava tutto finito per mezzanotte, invece la piazza si è praticamente svuotata già a partire dalle 19. Tempo di sentire le frasi di don Andrea Gallo, che dal palco parte con uno scritto di Zanotelli e finisce con una delle più classiche citazioni di De André («anche se voi vi sentite assolti sarete per sempre coinvolti»), Heidi Giuliani che ricorda «tutti i sassi e le menzogne del G8», Ronny di Supporto Legale che parla dei 25 a processo come «capri espiatori». E poi i musicisti (Roy Paci, Assalti Frontali, Bisca e Zulu) che un po' suonano e un po' improvvisano. Di locali aperti, in giro, ce ne sono per così. A Porta Soprana, Matteotti, San Lorenzo, c'è la coda per acquistare Ceres e Beck's.
Tutto si svolge in maniera pacifica e festosa. Attorno alla fontana gli striscioni si allargano e le bandiere ricompaiono, vengono appoggiate ai portici tra via Venti e via Dante. Il rosso domina, circonda, e chi suona manda in circolo i temi classici della lotta di sinistra. Molti, mischiati nonostante il no dei vertici, gli iscritti alla Cgil. Le rime degli Assalti Frontali sono le più violente, incisive, la tromba di Roy Paci le accompagna e dà vita a un mix inedito. Dai microfoni lanciano gli orari dei treni. «Alle 19 parte il Milano, alle 20,30 il Torino». La piazza si spegne, il popolo no global si dà appuntamento al 15 dicembre, Vicenza, questa volta contro gli Usa e l'aeroporto Dal Molin.

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