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05.03.04

secoloxix: graziati gli agenti pentiti

G8, "graziati" gli agenti pentiti
La procura "premia" chi ha contribuito a dare una svolta a un'inchiesta inizialmente bloccata dalle reticenze
Depennati alcuni nomi dalla lista degli indagati su Bolzaneto Sono poliziotti che hanno ammesso di aver assistito a violenze


Genova. La procura grazia i poliziotti che hanno deciso di collaborare. Questo è il dato certo che emerge dalla conclusione delle indagini sui fatti avvenuti durante il G8 nella caserma di Bolzaneto trasformata in un "centro di prima accoglienza dei giovani arrestati". E sono una decina gli agenti che sono stati graziati dai magistrati. In realtà si tratta di esponenti delle forze dell'ordine che non erano indagati, come i loro eccellenti superiori, di abuso di ufficio e violenze nei confronti dei manifestanti tradotti nella caserma. Ma erano accusati di reticenza e falsa testimonianza. Una volta che hanno dimostrato di collaborare, le serrate maglie dei pm inquirenti si sono allentate. Anche perchè, come hanno detto gli stessi magistrati che hanno condotto l'inchiesta, le dichiarazioni dei pentiti hanno rappresentato uno snodo fondamentale per il completamento dell'inchiesta di Bolzaneto.
Un'inchiesta che porta la firma dei cinque pm del pool del G8: Francesco Albini Cardona, Francesco Pinto, Francesco Ranieri Miniati, Patrizia Petruzziello ed Enrico Zucca. Che le rivelazioni degli agenti siano state fondamentali, lo dimostra il fatto che la conclusione delle indagini già completata lo scorso settembre è stata riveduta e corretta sino al nuovo deposito di ieri che riguarda 39 indagati tra poliziotti e personale sanitario. Gli agenti pentiti che hanno fatto riaprire le indagini sono stati inizialmente due e appartenevano alle forze dell'ordine della polizia giudiziaria. Sulla scia, altri che si erano inizialmente dimostrati reticenti, hanno deciso di collaborare e i loro nomi sono stati depennati dall'elenco degli indagati. Un altro nome, questa volta eccellente, che è stato cancellato è quello di Alfonso Sabella, oggi pm a Firenze, e in passato braccio destro di Castelli.
«Non abbiamo ricevuto l'avviso di conclusione indagini e questo mi rende fiducioso su una possibile archiviazione della posizione del dottor Sabella - ha affermato ieri il suo avvocato Alessandro Garassini - ritengo che una possibile archiviazione possa rientrare nel quadro complessivo di motivazioni vista la complessità della vicenda e le numerose persone coinvolte». Sabella nelle calde giornate genovesi del luglio 2001 era responsabile dell'ufficio Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria).
I due pentiti che per primi hanno deciso di collaborare, come aveva anticipato il Secolo XIX lo scorso gennaio, avevano parlato di spintoni, manganellate impartiti ai manifestanti «sin da quando scendevano dai cellulari a quando arrivavano nelle stanze della caserma di Bolzaneto». La seconda tornata di indagati ha coinvolto il generale Oronzo Doria e alcuni graduati della polizia penitenziaria. Tra i nomi già presenti invece nella prima conclusione delle indagini Giacomo Toccafondi, dirigente sanitario della caserma, che lavora come chirurgo all'ospedale Gallino di Pontedecimo e che svariate volte si è recato come volontario in ospedali da campo con la Coce Rossa. In questi giorni si trova in Bosnia. Il suo avvocato Sandro Vaccaro ha smentito con decisione che Toccafondi possa essere implicato in qualche modo anche nell'inchiesta per la quale è stato richiesto il rinvio a giudizio per i fatti avvenuti nella scuola Diaz. Si era ipotizzato che avesse firmato certificati medici
per alcuni agenti di polizia.

Elisabetta Vassallo

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