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25.01.07

Unita': G8 Genova, le molotov "scomparse" non fermano il

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=63079

G8 Genova, le molotov "scomparse" non fermano il
processo Diaz

Le due bottiglie molotov, forse, sono state
erroneamente distrutte. Ma il processo va avanti. Così
si è conclusa, almeno per il momento, la vicenda
dell’improvvisa scomparsa delle bottiglie incendiarie
che costituiscono uno dei capi d’accusa nel processo
per l’irruzione nella scuola Diaz, durante il G8 di
Genova del 2001 e della “mattanza” che ne è seguita
(93 persone picchiate e arrestate e poi prosciolte dai
giudici e divenute parte offesa). Nel processo in
corso a Genova al tavolo degli imputati siedono 29
agenti e funzionari di Polizia accusati a vario
titolo, di lesioni gravi, violenza privata,
danneggiamenti, perquisizione arbitraria, percosse. Ma
anche di falsità ideologica, calunnia proprio per aver
orchestrato il ritrovamento delle due molotov e di
aver "preconfezionato" l´accoltellamento di un´agente.
Il tutto allo scopo di giustificare in qualche modo il
blitz e la mattanza che ne è seguita.

Dopo quasi sei anni dai fatti, a processo inoltrato,
una settimana fa si era scoperta in aula la mancanza
dei due corpi di reato, che la Procura della
Repubblica sosteneva fossero state trasportate da uno
degli imputati (che ha confessato in Aula) per
giustificare l'intervento della Pubblica sicurezza. A
questo punto le difese degli imputati, tra cui
l'onorevole Alfredo Biondi (Fi), avevano chiesto di
verificare immediatamente dove fossero finite le due
molotov. Adombrando altresì che se la mancanza fosse
proseguita si poteva mettere in discussione l'intero
processo. Dopo una settimana di ricerche vane, la
questura ha spiegato nella sua relazione ai pubblici
ministeri che «le due bottiglie non sono più nella
disponibilità del nucleo regionale Artificieri
Liguria». Insomma sono andate distrutte. Nonostante
questo il processo non si ferma. Il Tribunale di
Genova, presieduto da Gabrio Barone ha respinto
infatti l'istanza delle difese che chiedevano
l'annullamento di alcune parti del procedimento.
L'ordinanza di Barone, infatti, spiega come le due
molotov fossero già comprese nei fascicoli in mano al
Tribunale, sottintendendo fra le righe che fra l'altro
un testimone aveva già giurato in aula sulla
movimentazione delle due molotov, e inoltre svariati
testimoni ne avevano discusso ampiamente avendole
manipolate per esami chimici. Barone ha stigmatizzato
duramente il comportamento della Questura: dapprima
sottolineando come sia impossibile perdere o
distruggere corpi di reato di tale valenza se non per
dolo o negligenza e non ha escluso di prendere
provvedimenti diretti contro chi le aveva in custodia.
Ancora più duro il Pm Zucca che ha chiesto di aprire
un procedimento contro gli eventuali responsabili e ha
sottolineato come nel periodo in cui, secondo la
risposta del questore, sarebbero state distrutte le
due molotov, presso la questura di Genova lavorasse
ancora uno degli imputati: il vice della Digos
Spartaco Mortola.

Ma la faccenda non finisce qui. Un gruppo di
sostenitori del Comitato Verità e Giustizia per Genova
ha dato vita ad un presidio davanti a Palazzo di
Giustizia di Genova dove è in corso il processo.
Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato e mamma di
Sara, una dei 23 arrestati della Diaz finiti anche a
Bolzaneto ha detto: «Penso che sia indecente che, a
distanza di cinque anni e mezzo si scopra che le prove
più importanti di questo processo sono state
probabilmente distrutte. Penso che questo cartello con
la scritta “Un' altra pagina nera”, esprima in maniera
più sintetica possibile quello che pensiamo di questo
fatto. Continuiamo a chiedere la Commissione
parlamentare d' inchiesta sui fatti di Genova».

Era presente con un cartello al collo anche Lorenzo
Guadagnucci, giornalista del Resto del Carlino
picchiato, arrestato e poi prosciolto all' interno
della scuola Diaz. «Questo episodio della sparizione
delle bottiglie molotov è scandaloso - ha commentato
Guadagnucci - perché è l' ultimo di una serie di
boicottaggi operati dalla polizia di Stato contro il
normale esercizio dell'azione giudiziaria».

Il comitato Verità e Giustizia ha fatto sapere
all’Unita.it che faranno un esposto sulla sparizione
delle molotov. «In aula il pm ha detto che potrebbero
emergere indizi a carico degli stessi imputati nel
processo – ci spiega – e che quindi a far sparire le
molotov potrebbero essere stati li stessi che le hanno
piazzate. È necessario fare chiarezza».

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