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15.07.12

repubblica G8, subito le manette per quattro no global resta fuori la neo mamma

G8, subito le manette per quattro no global resta fuori la neo mamma
Due dei condannati si consegnano a Roma e Milano
ROMA
— Alberto Funaro, l’infermiere romano di 44 anni che finora non aveva
detto a nessuno del processo («Se mi assolvono, magari la direzione
sanitaria non lo viene nemmeno a sapere», si augurava), si è presentato
ieri pomeriggio in questura accompagnato dal suo avvocato, Simonetta
Crisci. Funaro deve scontare 10 anni di reclusione per aver partecipato
agli incidenti di Genova durante il G8 del luglio 2001, e in serata ha
varcato l’ingresso del carcere di Rebibbia. Decine di giovani aderenti
all’area anarchica e antagonista si sono radunati davanti agli uffici di
polizia scandendo slogan di solidarietà per l’arrestato.
In mattinata dal tribunale di Genova erano partiti gli ordini di
carcerazione per quattro delle cinque persone condannate venerdì dalla
Cassazione. La pena è nel frattempo sospesa per Ines Morasca, educatrice
messinese
che con il proprio compagno (Dario Ursino, grafico, un altro degli
imputati: per lui un nuovo processo d’appello) ha avuto da poco una
bambina. Nel futuro, la mamma dovrà comunque passare sei anni e mezzo in
galera. Saranno invece eseguite nelle prossime ore le ordinanze nei
confronti di Vincenzo Vecchi (12 anni e 6 mesi), Marina Cugnaschi (11 anni
e 6 mesi) e Francesco Puglisi (14 anni). Sembra che di Vecchi, muratore di
origine bergamasca, non si sappia più nulla da qualche tempo. Venerdì sera
il suo avvocato, Raffaella Multedo, ha comunicato la sentenza alla
compagna dell’imputato, madre di una bambina di 5 anni. Per Laura
Tartarini, legale di Puglisi, quella della Cassazione è stata “una
pronuncia poco coraggiosa” e basata su un reato, quello di devastazione,
che “risale ai tempi del fascismo e al Codice Rocco”. «Il G8 del 2001, con
la sua folle gestione dell'ordine pubblico, continua a creare ingiustizia
per una mancata assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e
della politica all’indomani dei fatti». Così denuncia Daniele Vicari,
regista di “Diaz, non lavate questo sangue”, e tra i 30mila firmatari
dell’appello “10x100”. «Comminare pene dagli 8 ai 14 anni per fatti di
strada e violenza contro le cose, a fronte di prescrizioni in merito a
fatti di sangue compiuti dalle forze dell’ordine, ha il sapore di un
evidente disequilibrio della giustizia». È previsto in autunno il rinvio
alla Corte d’appello di Genova per gli altri cinque imputati – Antonino
Valguarnera, Carlo Arculeo e Carlo Cuccomarino (condannati in secondo
grado a 8 anni di reclusione), Dario Ursino (7 anni) e Luca Finotti (10
anni e 9 mesi) – che restano in libertà in attesa del prossimo giudizio e
che potranno godere delle attenuanti legate all’aver agito “in stato di
suggestione della folla in tumulto”.
(m.cal.)

“Nessun accanimento su quei ragazzi Genova fu devastata e saccheggiata”
MASSIMO CALANDRI
ROMA
— «Rivedetevi il filmato della violenze di strada, che abbiamo allegato al
termine dell’inchiesta. Riascoltate le richieste di aiuto dei genovesi: la
registrazione delle telefonate al 112 e al 113, fatte in preda al terrore,
quando le fiamme delle banche o degli autosaloni lambivano i primi piani
delle abitazioni. Era una situazione eccezionale, terribile. Qualcosa mai
accaduto, in Italia, nel dopoguerra ». Anna Canepa è il pm che con il
collega Andrea Canciani ha gestito le indagini sulla guerriglia urbana del
G8, formulando il capo di imputazione — devastazione e saccheggio —
tradottosi nelle pesanti condanne a carico dei dieci black bloc. Oggi è
magistrato della
Direzione azionale antimafia e vicepresidente dell’Anm. «Non voglio
commentare la sentenza», chiarisce. «Però posso fare qualche riflessione
sull’inchiesta».
Cominciando dal capo di imputazione. Roba da codice Rocco, dicono gli
avvocati della difesa.
«Fu una scelta meditata a lungo, ragionata. Condivisa. E inevitabile,
perché Genova in quei giorni era stata davvero devastata, saccheggiata da
chi impedì a tutti gli altri di manifestare democraticamente».
In precedenza, e per mezzo secolo, quell’articolo del codice penale era
stato citato in quattro casi soltanto.
«Ma uno scenario eccezionale come quello di Genova non si era mai
registrato, nel dopoguerra. Sono felice che il procuratore generale nel
suo intervento in Cassazione sia giunto alle nostre stesse conclusioni. È
la riprova
della serietà del nostro lavoro. Il rinvio alla Corte d’appello per cinque
accusati, chiedendo di considerare la “suggestione del tumulto”, è un
ulteriore elemento
in questo senso».
Un ragazzo dovrà fare 14 anni di prigione. Un altro si è già presentato in
carcere: uscirà tra dieci anni. Gente che oggi aveva una
vita “normale”.
«Sono trascorsi undici anni e molte cose, anche dal punto di vista
personale ed umano, sono cambiate: ma questo vale anche
per tutti gli altri processi e per tutte le persone coinvolte».
Migliaia di persone furono protagoniste degli scontri. E alla fine, solo
cinque condanne.
«L’inchiesta è stata lunga, difficile, capillare, a volte estenuante.
Identificare i responsabili ha richiesto un impegno straordinario. In
alcuni casi siamo partiti da un tatuaggio come unico indizio. Se abbiamo
indicato 25 persone, sulle migliaia che hanno partecipato ai disordini, è
proprio perché sui coinvolgimenti di questi non c’erano dubbi. Non abbiamo
fatto retate nel mucchio. Nessuno di quei 25 ci è finito per caso, sul
banco degli imputati. Il dibattimento si è basato su prove fotografiche:
chiare, precise. Obiettive. E non abbiamo tirato in ballo reati ideologici
o di opinione. Solo fatti concreti ».
Nemmeno uno straniero tra gli imputati. Eppure erano soprattutto loro, il
Black Bloc.
«Il contesto era già complicato per gli italiani, figuriamoci per gli
stranieri: alcuni di loro sono stati individuati, ma per reati minori».
Il giorno dopo la Diaz aveva ascoltato in ospedale una delle vittime,
Lorenzo Guadagnucci. Che dopo quella notte maledetta ricorda di aver
finalmente rivisto in lei il volto della legalità dello Stato.
«Il G8 è stata un’esperienza umanamente molto toccante, nel processo ai
black bloc abbiamo finito per approfondire anche la tragedia di piazza
Alimonda. Non è stato facile e soprattutto per me, che sono genovese
d’origine. Ma rivedetevi i filmati di quelle violenze.
E capirete».

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