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23.07.13

Repubblica Genova Diaz, il ritorno dei no global “Ora vengano i poliziotti”

Repubblica Genova

Diaz, il ritorno dei no global “Ora vengano i poliziotti”
MARCO PREVE

ALLA fine, mentre scende le scale dopo aver visitato il bagno del terzo
piano in cui sua figlia Sara, terrorizzata, si rinchiuse sperando invano
di sfuggire alla furia di un’orda di picchiatori in divisa, a Enrica
Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, viene
spontanea una riflessione: «Ma perché dopo di noi anche qualche poliziotto
non torna a farsi un giro? Chissà che, dopo, qualcuno non decida di
chiedere finalmente scusa».
NATURALMENTE ieri, alla prima apertura della Diaz alle vittime della
macelleria messicana del G8 2001 dopo 12 anni, non solo non c’era alcun
poliziotto ma l’altro grande assente era lo Stato. Nessun rappresentante
delle istituzioni, non parliamo poi di uno straccio di politico, deputato
o senatore che sia. Il ricordo della Diaz va seppel-lito, come dimostra la
nomina a presidente di Finmeccanica di Gianni De Gennaro, capo di quella
polizia che nel 2001 massacra e falsifica le prove.
Ma quella di ieri è stata una giornata storica. Accolti dal nuovo preside
Aldo Martinis e da alcuni docenti del rinato liceo Pertini, Lorenzo
Guadagnucci, Arnaldo Cestaro e Mark Covell, tre reduci della notte cilena,
hanno potuto rievocare, soffrire e forse finalmente metabolizzare il
ricordo che non li ha mai più abbandonati. Con loro anche Enrica
Bartesaghi e il marito. La figlia della coppia, Sara, ha scelto di vivere
in Francia, e non è un caso.
«Voglio ringraziarla anche a nome di mia figlia», ha detto
Enrica al preside. Il professor Martinis ha risposto: «Ho fatto una cosa
assolutamente normale. E’ stato tenervi fuori che non lo era».
Con il gruppetto anche il consigliere di Rifondazione Comunista Antonio
Bruno, unico politico genovese ad occuparsi ancora del G8 nonostante non
sia più un tema da passerella elettorale, e poi Vittorio Agnoletto, che fu
portavoce del Genoa Social Forum ed è un altro che non ha dimenticato.
Ieri ha rivelato un retroscena nascosto: «Mark Covell, che rischiò di
morire per le botte ricevute fuori dal cancello, si salvò perché un
poliziotto, uno solo, chiamò l’ambulanza. Tale è stata l’omertà della
polizia da non permettere neppure di scoprire il nome di quell’agente,
magari per ringraziarlo».
Lorenzo Guadagnucci: «Oggi abbiamo finalmente violato un tabù. Ci
torneremo, quando sarà possibile, assieme ad altri ex della Diaz, ho
sentito dei tedeschi e degli spagnoli che per altri impegni in questi
giorni non potevano essere a Genova. Ma mi hanno detto quanto sarebbe
importante anche per loro riuscire a rivedere la scuola».
Guadagnucci si è fermato a lungo, da solo, davanti all’angolo della
palestra in cui credeva di trascorrere una tranquilla notte di sonno:
«Entrarono e iniziarono a
colpire con i manganelli. Se non avessi alzato le braccia mi avrebbero
rotto la testa come a tanti altri. Ricordo ancora con terrore le due ore
trascorse in attesa di essere
portati via. Pensavamo potesse ancor succederci di tutto, fui costretto a
strisciare per spostarmi di dieci metri, fu davvero umiliante».
Come lo è assistere al teatrino dei funzionari condannati che hanno sì
chiesto di essere affidati ai servizi sociali per evitare il carcere, ma
che non ammettono ancora le loro colpe, seppur certificate da una sentenza
della Cassazione.
«Non c’è poi molto da stupirsi - conclude Guadagnucci -. La polizia
italiana non mi sembra cambiata granché in questi dodici anni, specie ai
vertici, come dimostra la vicenda kazaka del rapimento di Alma
Shalabayeva». E’ quasi mezzogiorno e il gruppo esce dalla Diaz, ma questa
volta le porte resteranno aperte.

L’idea di Agnoletto “La scuola diventi monumento nazionale”
INSERIRE la scuola Diaz nei beni storici tutelati dallo Stato. E’ la
proposta che avanzerà formalmente nei prossimi giorni Vittorio Agnoletto,
ex portavoce del Genoa Social Forum al G8 di Genova del 2001. Agnoletto ha
annunciato la proposta ieri mattina nel corso della prima apertura, dopo
12 anni, della scuola alle vittime della notte della macelleria messicana.
«La scuola Diaz deve essere dichiarata monumento d'interesse nazionale e
all'entrata, a fianco del portone divelto dalla violenza della polizia la
notte del 21 luglio 2001, sia posta una targa con incise le frasi più
significative della sentenza pronunciata dai giudici» dice Agno-letto, che
fu anche parlamentare europeo.
«La scuola Diaz - continua - rappresenta una pagina, anche se fortemente
negativa, della nostra storia nazionale che non deve essere cancellata
dalla memoria collettiva. Diventi memoria storica e monito per le future
generazioni».
E sulla visita di ieri aggiunge: «A 12 anni da quei fatti oggi le vittime
della Diaz hanno potuto rientrare in quella scuola, rivedere i luoghi dove
si è consumata una delle peggiori pagine della nostra storia, cercare
finalmente di rielaborare insieme quella tremenda esperienza: ora tocca al
presidente Giorgio Napolitano, come massimo rappresentante delle nostre
istituzioni, chiedere formalmente scusa, a nome di tutto il Paese, alle
vittime della scuola Diaz per gli inqualificabili atti di violenza
realizzati da persone che indossavano le divise della
polizia di Stato».
(m.p.)

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