Home Page

24.05.07

Repubblica Genova G8, "Roma ordino' Fate arresti a raffica"

Repubblica Genova

Scottante deposizione del prefetto Andreassi, all´epoca vicecapo della
polizia

G8, "Roma ordino' Fate arresti a raffica"

Gianni De Gennaro aveva chiesto la linea dura dopo la morte di Giuliani

MASSIMO CALANDRI

SOSTIENE il prefetto Ansoino Andreassi, allora vice-capo della Polizia di
Stato, che il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani arrivo' da Roma
l´ordine di arrestare al G8 di Genova il maggior numero di manifestanti
possibile. «Allora percepii un cambio di strategia. Si voleva passare ad
una linea più incisiva». Fu Gianni De Gennaro, che a distanza di sei anni
resta ai vertici della polizia italiana, a impartire le relative
disposizioni. E a mandare in tutta fretta nel capoluogo ligure - erano le
14 di sabato 21 luglio 2001 - il prefetto Arnaldo La Barbera. C´era
bisogno di rimediare alla figuraccia fatta dalle forze dell´ordine, che
non erano riuscite a gestire l´ordine pubblico: «Si fa sempre così, in
questi casi. E´ un modo per rifarsi dei danni ed alleggerire la posizione
di chi non ha tenuto in pugno la situazione. La città è stata devastata? E
allora si risponde con una montagna di arresti». Così accadde nel
capoluogo ligure. «Dovevamo reagire, la polizia sembrava essere rimasta
inerte di fronte a migliaia di manifestanti che l´avevano messa a ferro e
fuoco». De Gennaro ordinò più pattuglioni, e spedì Roberto Sgalla -
responsabile delle relazioni con i media - direttamente alla Diaz. Manette
per tutti, dunque. «Ma naturalmente nel rispetto della legge». Spiega, il
prefetto Andreassi: se prima erano stati tollerati dei reati, da quel
sabato l´ordine era di arrestare tutti quelli che ne commettevano. E
puntualmente, la caserma di Bolzaneto venne stipata con oltre trecento
no-global. Il punto, però, è che sei anni di indagini hanno dimostrato che
due terzi di manifestanti furono arrestati illegalmente. Tra di loro, i 93
ospiti della scuola Diaz.
Andreassi è stato ascoltato ieri mattina per oltre quattro ore - in
qualità di testimone - durante il processo per lo sciagurato blitz
nell´istituto scolastico di via Battisti. Il prefetto ha sostanzialmente
precisato due cose: che quel sabato arrivò l´ordine di arrestare più gente
possibile, e che il vice-questore Lorenzo Murgolo non era - come invece
dichiarato recentemente dall´allora questore genovese, Francesco Colucci -
il coordinatore dell´operazione alla Diaz. Vale la pena di segnalare che
dopo sei anni di inchiesta e centinaia di interrogatori, nessun poliziotto
è stato ancora in grado di dire chi diavolo avesse le redini in mano,
quella notte. «La presenza di Arnaldo La Barbera e di altri funzionari non
faceva chiarezza sulle linee direttive. Non risulta che sia mai stato
individuato un direttore tecnico dell´operazione». Gabrio Barone,
presidente del tribunale, stava per perdere la pazienza: «E´ possibile che
non si sappia chi dirigeva?». E allora il prefetto Andreassi ha come
abbassato lo sguardo, un attimo prima di idre: «Arnaldo La Barbera era la
figura più carismatica. E lui quella sera era presente. A me dispiace
parlare di un collega che non può più dire la sua (La Barbera morì un anno
dopo il G8, n. d. r.). Ma è andata così. E´ pacifico».
Lui, che era il vice-capo della polizia, non partecipò alla riunione nella
questura genovese in cui si pianificò l´intervento alla Diaz. «Ho vissuto
quella perquisizione come una calamità , e non volevo essere coinvolto».
«Non c´era tempo per le indecisioni, e mi sono fatto da parte». «Quello
ormai era un treno in corsa».

.
.