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03.10.12

Repubblica Genova La Cassazione: “Violenza di gravità inusitata, vendicativa e punitiva”

Diaz, anatomia di un massacro
La Cassazione: “Violenza di gravità inusitata, vendicativa e punitiva”

“UNA macelleria messicana”, l’aveva definita così, quella notte del G8 a
Genova, la notte del blitz alla scuola Diaz, Michelangelo Fournier, allora
capo del primo reparto celere di Roma. I giudici della Cassazione hanno
confermato il giudizio. L’hanno scritto nelle motivazioni della sentenza
che ha chiuso il capitolo sulla vicenda giudiziaria. Hanno scritto, i
giudici della Suprema Corte, che è stata una violenza «di gravità
inusitata, vendicativa, punitiva».

Diaz, l’atto d’accusa della Cassazione
“Contro i manifestanti inermi violenza inusitata e vendicativa”
WANDA VALLI

“UNA macelleria messicana”, l’aveva definita così, quella notte del G8 a
Genova, la notte del blitz alla scuola Diaz, Michelangelo Fournier, allora
capo del primo reparto celere di Roma. I giudici della Cassazione hanno
confermato il giudizio. L’hanno scritto nelle motivazioni della sentenza
che ha chiuso il capitolo sulla scuola dove vennero picchiati a trascinati
via 93 ragazzi e ragazze e non solo. Colpevoli di sperare in “un altro
mondo possibile”, lo slogan di quei giorni di luglio a Genova. Hanno
scritto, i giudici della Suprema Corte, che è stata una violenza « di
gravità inusitata, vendicativa, punitiva». Con un’aggravante terribile:
aver colpito persone inermi», quelli che
alla scuola erano andati per dormire, un’aggravante, che fa nascere altri
tre implacabili giudizi: è stata violenza «punitiva, vendicativa e diretta
all’umiliazione». Violenza inutile, soprattutto. Ma c’era da trovare il
riscatto all’immagine della polizia che i suoi vertici avevano giudicato
un po’ appannata nei primi giorni del G8 e così, dice la Cassazione,
l’ordine di un’azione forte, arrivò
dall’allora capo della Polizia, Gianni De Gennaro.
La notte della macelleria messicana, la notte del blitz alla Diaz, delle
molotov portate dentro dagli agenti, come i coltelli, come le mazze, in
quella notte, la democrazia ha vissuto una brutta pagina. Anzi, spiegano i
giudici della Suprema Corte, «l’immagine del-l’Italia ha avuto discredito
agli occhi del mondo intero», per colpa
del comportamento «di persone in posizione di comando ai diversi livelli».
I giudici non si fermano qui, parlano di «odiosità del comportamento »
della catena di comando, perché «invece di isolare i violenti e
denunciarli», avevano scelto di fare nuovi arresti creando «una serie di
false circostanze ». Quindi, «è del tutto condivisibile » il giudizio
espresso dalla Corte d’Appello di Genova,
quando parla «di condotta cinica e sadica da parte degli operatori di
polizia», di una violenza «per nulla provocata da chi occupava la scuola».
Del resto, ragionano i magistrati, erano convinti che sarebbe rimasto
tutto impunito, loro per primi. Parole durissime, motivazioni che, secondo
Carlo Giuliani, il padre di Carlo il ragazzo ucciso il giorno prima della
Diaz, «vanno ben oltre la stessa condanna». E poi sottolinea come «forse
per la prima volta in Italia è stato colpito un vero e proprio gotha della
polizia». Intanto Marc Covell, il giornalista free lance inglese che, la
notte della Diaz ha rischiato di morire per le
botte e ha avuto lesioni permanenti, oggi al Viminale firmerà un accordo
per il risarcimento dei danni subiti, frutto, commentano i suoi legali, di
una trattativa, dopo la causa civile presso il Tribunale di Genova, di ora
Covell è cittadino onorario. E poi i commenti di chi ha vissuto quei
giorni, o dei parlamentari liguri come Roberta Pinotti, senatrice Pd, che
condivide il giudizio della Cassazione sul discredito per l’Italia nel
mondo, definisce quelle della Cassazione «parole pesanti come pietre, che
mi sento di condividere ». Ermete Realacci, pd, crede che le parole della
Cassazione altro non siano che la conferma «di una sospensione della
democrazia », nella notte della Diaz, come in altri momenti del G8.
Vittorio Agnoletto, allora, nel luglio 2001, il portavoce del Genoa Social
Forum sottolinea: «le parole della Cassazione sottolineano che furono
violenze immotivate», e poi chiede le dimissioni dell’allora capo della
Polizia, il prefetto Gianni De Gennaro.
(w. v)

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