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19.07.13

secolo xix Giustizia: il poliziotto non riesce a scontare la sua pena

«Il mio assistito - sottolinea l’avvocato - è l’unico in Italia ad avere
la certezza della pena, ma a non riuscire a scontarla. Si tratta di un
uomo che ha servito lo Stato che viene colpito con una violenza tale che
non ci sono altri precedenti» (sic)


http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/07/18/APOInK0F-giustizia_scontare_poliziotto.shtml

Genova - Gilberto Caldarozzi, il superpoliziotto che arrestò il capo di
Cosa Nostra Bernardo Provenzano, non riesce a scontare i sei mesi e 38
giorni di pena residua inflitti per i fatti del G8 di Genova del 2001. La
causa è un iter procedurale che vede coinvolti la Procura generale di
Genova, il Tribunale di sorveglianza del capoluogo ligure e la Cassazione.

«Tutta questa vicenda - spiega il legale di Caldarozzi, Marco Valerio
Corini - sembra il teatro dell’assurdo, con un uomo che si professa
innocente ma che, una volta condannato, chiede di potere espiare la sua
pena ma non gliela fanno scontare».

Nell’aprile scorso il Tribunale di sorveglianza ha rigettato la richiesta
di affidamento in prova ai servizi sociali (Caldarozzi aveva chiesto di
prestare volontariato a Roma in un’associazione antiracket) e ha disposto
gli arresti domiciliari in virtù del decreto “svuotacarceri”.

I magistrati, nell’occasione, avevano accolto la tesi dell’accusa secondo
la quale c’erano state delle pubbliche scuse. Un mese e mezzo dopo, il
procuratore generale genovese ha impugnato quella decisione sostenendo che
il decreto non può essere applicato a Caldarozzi, che invece dovrebbe
scontare la pena in carcere. Il poliziotto così è tornato un «uomo
libero», in attesa della decisione della Cassazione.

A luglio, però, ha riprovato con il Tribunale di sorveglianza, chiedendo
ancora di potere espiare la sua pena, visto il rischio di tempi lunghi per
la decisione degli Ermellini. Ma anche in questo caso, Caldarozzi ha
ricevuto un rigetto. «Il mio assistito - sottolinea l’avvocato - è l’unico
in Italia ad avere la certezza della pena, ma a non riuscire a scontarla.
Si tratta di un uomo che ha servito lo Stato che viene colpito con una
violenza tale che non ci sono altri precedenti».

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